Edward Snowden aggiunge un nuovo, misterioso, tassello alla vicenda di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita dissidente ucciso a Istanbul il 2 ottobre. Secondo le sue dichiarazioni, l’Arabia Saudita avrebbe spiato le sue comunicazioni e i suoi spostamenti usando uno spyware di produzione israeliana, Pegasus, installato sullo smartphone di Omar Abdulaziz, amico di Khashoggi.
Snowden è intervenuto in videoconferenza dalla Russia, dove attualmente vive in seguito allo scandalo “Datagate”, di cui è stato protagonista. Le sue parole sono state riprese dall’agenzia turca Anadolu.

Il CASO
Jamal Khashoggi si è recato al consolato saudita di Istanbul, in Turchia, per richiedere alcuni documenti matrimoniali: da qui, il giornalista non è più uscito. Dopo pochi giorni è emersa l’ipotesi che possa essere stato ucciso in un interrogatorio. Si sospetta che i responsabili siano gli agenti segreti sauditi, comandati dal principe Mohammed bin Salman. Khashoggi era celebre per le sue inchieste sull’Arabia Saudita e sul Medio Oriente, che lo avevano costretto a trasferirsi negli Stati Uniti. Scriveva per il Washington Post e per altre piattaforme. Il 23 ottobre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha tenuto un discorso al Parlamento in cui ha accusato l’Arabia Saudita di aver premeditato l’omicidio, ma ha al tempo stesso ha sollevato Salman da ogni responsabilità: «Non credo neanche per un solo secondo che Salman, il guardiano delle sante moschee, abbia ordinato di colpire Khashoggi».

PRIME AMMISSIONI
Il 25 ottobre è arrivata l’ammissione dell’Arabia Saudita: l’omicidio di Khashoggi è stato premeditato. Strangolato, sciolto nell’acido o smembrato in seguito a un interrogatorio. Secondo alcune fonti anonime del New York Times l’ordine di interrogare il giornalista è arrivato da un funzionario molto vicino al principe Mohammed che aveva anche autorizzato il sequestro. Sono stati arrestati 18 sauditi con l’accusa di essere stati coinvolti nell’omicidio ed è stato rimosso dal suo incarico il vice capo dei servizi segreti Ahmed al Asiri, insieme ad alcuni consiglieri: tutti molto vicini al principe Mohammed.

TRUMP ED EUROPA
Sulla vicenda si era espresso anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che, intervistato dall’Associated Press il 18 ottobre, aveva invitato alla cautela: “Penso che si debba scoprire prima cosa sia successo. Ancora una volta siamo alla colpevolezza prima della dimostrazione dell’innocenza”. Sostegno al governo saudita era arrivato anche da presidente israeliano Netanyahu e da quello egiziano Al Sisi.
Sul fronte opposto l’Unione Europea, che ha chiesto di aprire un’inchiesta internazionale indipendente per imporre l’embargo delle armi ai danni dell’Arabia Saudita. Mobilitazioni anche da parte di Human Rights Watch, Committee to Protect Journalists, Amnesty International e Reporters Without Borders, che hanno invitato la Turchia a chiedere al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres di aprire un’indagine delle Nazioni Unite.

#BOICOTTAMAZON
Spopola in rete l’hashtag #boicottamazon, con cui i cittadini sauditi vogliono attaccare Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post. Il quotidiano americano aveva infatti pubblicato il discorso con cui Erdogan ha accusato i «i più alti livelli del governo saudita» di aver dato l’ordine di uccidere Khashoggi. In merito allo stesso caso lo stesso giornale aveva anche parlato di «trappola mortale».