Mariano Rajoy, leader del PP e capo del governo uscente

Mariano Rajoy, leader del PP e capo del governo uscente

Dopo l’elezione alla Camera del socialista Patxi Lopez e con la conferma del popolare Pio Garcia-Escudero al Senato, inizia la nuova legislatura spagnola, che rischia di essere una delle più brevi della storia. Il bipartitismo è ormai un ricordo lontano: al Partito Popolare (28%) e ai Socialisti (22%) si sono aggiunti i partiti di rottura Ciudadanos (13,93%) e Podemos (12,67%). Sono loro i quattro attori che in qualche modo dovranno riuscire a formare il governo ma il rischio che non si raggiunga una maggioranza stabile è molto alto.

La scelta di Patxi Lopez come presidente della Camera evidenzia le difficoltà del Partito Popolare (il più votato alle ultime elezioni) a formare un governo. In questo scenario, l’ago della bilancia sembrerebbe essere Ciudadanos: Albert Rivera, presidente del partito fondato nel 2006, si è detto disposto – a differenza di Podemos – a dialogare con gli altri grandi partiti per garantire stabilità al Paese. «Noi, il Partito Popolare, riteniamo che si debba raggiungere un accordo per formare un governo», dice Mariano Rajoy, capo del governo uscente, che ambisce alla riconferma. «Secondo me – aggiunge – questo accordo dovrebbe essere tra i popolari, che dovrebbero assumersi la responsabilità del governo in quanto partito più votato, i socialisti e Ciudadanos».

Nei prossimi giorni, il Re Felipe di Spagna riceverà tutti i partiti che compongono la Camera dei Deputati per capire quali saranno gli appoggi e le alleanze iniziali, dopodiché proporrà – per mano del Presidente del Congresso – un candidato alla presidenza del governo. Questo è quanto stabilisce l’articolo 99 della Costituzione spagnola. Per eleggere il nuovo presidente del governo sono necessari almeno 176 voti favorevoli. In caso di mancato raggiungimento del numero minimo, non sarà possibile eleggere il nuovo presidente e quindi un nuovo governo. La legge spagnola prevede una seconda votazione 48 ore dopo la prima. In questo caso, sarebbe sufficiente la maggioranza semplice.

Domenico Motisi