Un uomo violento, già condannato per le botte e i calci alla moglie e al figlio di 2 due anni della donna. La sentenza di un tribunale militare nel 2012, i 12 mesi di reclusione e il congedo per cattiva condotta dall’aeronautica: nulla di tutto questo ha impedito a Devin P. Kelley di acquistare le armi con cui ha massacrato 26 persone in Texas, in una chiesa battista di New Braunfels. La legge l’avrebbe impedito ma, per motivi ora oggetto d’indagine, l’Air Force non comunicò i precedenti penali dell’uomo al database nazionale.

Le violenze – Nel 2012, nella base militare in cui prestava servizio a Holloman, New Mexico, Kelley fu accusato di violenza privata: secondo gli inquirenti l’uomo aveva aggredito, preso a calci e tentato di strangolare la moglie, e colpito con forza il figlio della donna fino a provocargli traumi al cranio. L’uomo fu condannato a dodici mesi di reclusione. Secondo le leggi federali, questo l’avrebbe reso ineligible, non qualificato, all’acquisto di armi da fuoco. Invece ne comprò quattro, compreso il fucile con cui ha compiuto la strage. L’Air Force ha ammesso di essere responsabile della mancata comunicazione dei precedenti penali di Kelley al registro federale, che i venditori di armi devono consultare prima di poter vendere i propri prodotti.

Le indagini – L’aeronautica statunitense ha avviato delle indagini interne per capire cosa è successo con il file di Kelley. Le autorità militari ora non vogliono solo sapere perché il database federale non fu aggiornato, ma riesaminare l’intero caso, per controllare come fu gestito dalla corte marziale. Nell’accordo per il patteggiamento, l’accusa stralciò diversi capi d’accusa, tra i quali quella di aver più volte minacciato la moglie con una pistola.

I precedenti – Tra l’accusa e la condanna, Kelley aveva attirato più volte l’attenzione della polizia. Indagato per stupro nel 2013, poi per violenze su una donna, Danielle Shields, che sposò nel 2014, appena dopo il congedo. E condannato per percosse contro animali qualche mese dopo. Il comportamento di Kelley aveva preoccupato anche gli amici, che a poco a poco lo avevano abbandonato. Ai media statunitensi alcuni di loro hanno detto che i suoi commenti sempre più rabbiosi sui social network li avevano spinti a non frequentarlo più. Uno di loro, Courtney Kleiber, ha aggiunto: «Se devo essere onesto, non sono davvero sorpreso di quello che ha fatto, e penso non lo siano neanche gli altri che lo conoscevano».