Oltre al fermento intorno al caso Navalnyl’irritazione tra Usa e Russia rischia di crescere anche per via della questione ceca. Il Cremlino fa sapere che 20 membri dell’ambasciata della Cechia in Russia sono stati espulsi e considerati personae non gratae. La mossa di Mosca segue di ventiquattro ore una decisione analoga da parte di Praga, che sabato 17 aprile ha allontanato 18 diplomatici russi dal Paese. Secondo il Cremlino, dietro a tutto ciò ci sarebbe Washington. Ma gli Stati Uniti accusano a loro volta la Russia di interferenze nei loro affari interni. Non solo Usa e Repubblica Ceca: anche altri Paesi della Nato come Polonia e Italia hanno eseguito ritorsioni analoghe contro Mosca per motivi legati allo spionaggio negli ultimi giorni.

La mossa di Praga – Sabato 17 aprile, il ministro degli Esteri ceco Jan Hamacek comunica la decisione di espellere 18 diplomatici russi. Il governo di Praga sostiene che ci siano «chiare prove» del coinvolgimento degli 007 del Cremlino in un’esplosione avvenuta nel 2014. L’episodio riguardava un magazzino di munizioni a Vrbetice, nella parte orientale della Repubblica Ceca. Due persone sono rimaste uccise nello scoppio. Secondo la polizia ceca, i ricercati, due russi, hanno una connessione con il caso del tentato avvelenamento dell’ex-agente russo Sergei Skripal, avvenuto nel 2018 nel Regno Unito. L’accusa del governo di Andrej Babis a carico dei 18 espulsi è proprio quella di essere parte di Svr e Gru, i servizi segreti in capo al Cremlino.  

Usa e Russia – La tesi del Cremlino è semplice: dietro la decisione «senza precedenti» da parte della Cechia ci sarebbe la longa manus degli Stati Uniti. «Per compiacere l’alleato americano, le autorità ceche hanno persino superato i loro padroni dall’altra parte dello stagno», fanno sapere alcune fonti ministeriali russe. A metà di aprile, anche gli Usa avevano annunciato l’espulsione di una decina di diplomatici russi. I motivi sarebbero l’interferenza dei servizi segreti russi nelle elezioni presidenziali a favore del rivale di Joe Biden, Donald Trump, e l’attacco cibernetico a SolarWinds. Oltre alla cacciata degli ambasciatori, gli Stati Uniti hanno sanzionato 32 persone accusate di essere vicine all’intelligence russa e hanno vietato alle loro istituzioni finanziarie l’acquisto dei titoli di stato di Mosca. Un grave danno per i russi, data la difficoltà di finanziarsi sul mercato internazionale. Le contro-sanzioni sono arrivate a stretto giro: a dieci alti funzionari Usa non sarà permesso di entrare in Russia e alle fondazioni e Ong finanziate da Washington sarà impedito di operare nel Paese.

L’occidente – Poco prima delle vicende ceche, anche la Polonia ha annunciato l’espulsione di tre diplomatici dall’ambasciata della Russia a Varsavia. Subito dopo, dal governo polacco è arrivato un messaggio ufficiale di solidarietà agli Stati Uniti per la vicenda SolarWinds e per le interferenze nelle elezioni presidenziali. È dell’inizio di aprile la notizia per cui un capitano della Marina italiana avrebbe inviato documenti secretati a Mosca. Alcuni di questi riguardavano la stessa Nato. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di spionaggio e due ambasciatori russi sono stati allontanati da Roma. Sullo sfondo rimane la situazione in Ucraina, con l’Alto Rappresentate per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell, che esprime preoccupazione per l’iniziativa di Mosca di ammassare forze armate al confine con il Donbass.