«Nessuno entra più negli Stati Uniti». Si è espresso così il presidente americano Donald Trump mercoledì 29 gennaio in occasione della firma del Laken Riley Act. È la prima legge approvata dal Congresso durante il suo secondo mandato, con il sostegno anche di alcuni parlamentari democratici. Il provvedimento prevede di tenere in prigione in attesa del processo le persone migranti senza documenti che vengono arrestate per furto o reati violenti, velocizzando inoltre le procedure di espulsione. L’atto prende il nome da Laken Riley, studentessa della Georgia assassinata il 22 febbraio 2024 da Jose Antonio Ibarra, cittadino venezuelano negli Stati Uniti senza documenti e ricercato per furto. Nel novembre 2024 Ibarra è stato condannato all’ergastolo. A conferma della volontà di passare dalle parole ai fatti, il leader repubblicano ha firmato anche un ordine esecutivo che contempla la costruzione di un centro di detenzione da 30.000 posti a Guantanamo.
Il centro – Secondo il piano di Trump i migranti non verranno messi nel carcere di massima sicurezza diventato noto negli anni per aver ospitato prigionieri legati al terrorismo e per i trattamenti illegali che questi subivano. Dovrebbe infatti essere potenziata una struttura separata già esistente, utilizzata negli anni Novanta per ospitare persone provenienti da Haiti e Cuba. La struttura si chiama Guantanamo Migrant Operations Center (GMOC) e si trova dall’altro lato della baia di Guantanamo rispetto al carcere. Il Global Detention Project, un centro di ricerca che difende i diritti dei detenuti migranti, segnala che il GMOC ha una capienza di 130 persone, ma intorno ci sono dei campi dove potrebbero essere installate tende e strutture provvisorie. Nell’ordine esecutivo Trump ha sottolineato che intende usare il centro come una struttura detentiva, ordinando al Segretario della Difesa Pete Hegseth e al Segretario della Sicurezza Interna Kristi Noem di espandere il MOC «a piena capacità per fornire ulteriore spazio di detenzione per criminali stranieri presenti illegalmente negli Stati Uniti». Il governo ha dunque prospettato di incarcerare le persone migranti presenti negli Stati Uniti in modo irregolare e considerate particolarmente pericolose, ma Tom Homan, responsabile dei confini, ha parlato della possibilità di portarci anche persone intercettate in mare dalla Guardia costiera.
La base – La base militare di Guantanamo è operativa dall’11 gennaio 2002 ed era stata aperta dal presidente George Bush in un’enclave statunitense nell’isola di Cuba per poter aggirare le leggi americane. La base è nota in particolare per il suo carcere di sicurezza, che inizialmente aveva lo scopo di rinchiudere i prigionieri legati al terrorismo contro gli Stati Uniti. Dal 2002 sono passati per la prigione 780 detenuti, molti dei quali incarcerati senza mai venire accusati formalmente e costretti a subire trattamenti brutali, torture e regimi di alimentazione forzata. La mancata definizione dello status legale dei detenuti – né prigionieri di guerra, né imputati ordinari – insieme alle condizioni di detenzione, ha dunque sollevato in passato diverse critiche verso i governi statunitensi. Una mancata definizione che potrebbe far rientrare in questa “zona grigia” anche i migranti che verranno ospitati nel nuovo centro. Nonostante l’impegno delle amministrazioni Obama e Biden ragioni legali e politiche hanno impedito la chiusura del campo. Tra queste il fatto che gli Stati Uniti non possono trasferire i detenuti per via di un emendamento al bilancio della difesa votato dalle camere nel 2015.
Le ultime scarcerazioni sono avvenute il 6 gennaio 2025, quando gli Stati Uniti hanno trasferito 11 uomini yemeniti e li hanno reinsediati in Oman. Uno di questi era Toffiq al-Bihani, detenuto nel 2003 senza essere stato accusato di alcun reato e autorizzato al trasferimento fuori dal centro già dal 2010. Attualmente sono presenti 15 carcerati e 800 persone tra soldati e personale civile.
Le critiche – Come riporta il New York Times, Deborah Fleischaker, funzionaria dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice, l’agenzia federale che si occupa di far rispettare le leggi sull’immigrazione) durante l’amministrazione di Joe Biden, ha spiegato che «spostare materiali e persone dentro e fuori da Guantanamo sarebbe un incubo logistico». Secondo Fleischaker inoltre Guantanamo non ha le condizioni adatte per ospitare donne e bambini. Un report del 2024 della Ong International Refugee Assistance Project ha descritto come «disumane» le condizioni del Migrant Operations Center. Cuba ha invece definito l’intenzione di Trump di inviare i migranti irregolari a Guantanamo un «atto brutale».
Golfo d’America – A breve l’isola caraibica si affaccerà sul Golfo d’America. Google Maps ha infatti confermato che rinominerà il Golfo del Messico in Golfo d’America, in linea con l’ordine esecutivo firmato da Trump il 21 gennaio: «Abbiamo una prassi consolidata di applicare i cambiamenti di nome quando sono stati aggiornati dal governo ufficiale» il commento su X dell’azienda. La multinazionale ha poi spiegato che il cambio avverrà non appena sarà aggiornato il Geographic Names Information System, sistema di catalogazione geografica degli Stati Uniti. Il Guardian segnala però che la modifica avverrà solo negli Stati Uniti. Nel resto del mondo, ad eccezione del Messico dove il nome resterà quello originale, saranno utilizzate entrambe le denominazioni. Anche Denali, cima dell’Alaska e montagna più alta del Nord America, verrà modificata. In linea con le disposizioni del leader repubblicano diventerà infatti Monte McKinley, in onore di William McKinley, 25º presidente degli Stati Uniti dal 1897 al 1901.