Sono otto le vittime della strage di Atlanta del 16 marzo scorso. Di queste sei sono di origine asiatica. Non si conosce ancora il movente degli omicidi. Negli Usa avanza l’ipotesi dell’odio razziale ma la polizia ha recentemente smentito dopo le dichiarazioni rilasciate dal presunto colpevole, Aaron Long – 21enne originario di Woodstock, attualmente in stato di arresto – riconducendo gli omicidi commessi alla dipendenza sessuale dell’attentatore. È comunque un segnale non indifferente il fatto che la comunità asiatica, dallo scoppio della pandemia, continui ad essere al centro di numerosi attacchi di matrice razziale. Individuata come capro espiatorio e accusata di aver portato il virus negli Stati Uniti.

La notte della strage – Erano le 17.00 (ora americana) di martedì 16 marzo quando Aaron Long ha ucciso quattro persone al Young’s Asian Massage ad Acworth, Cherokee County, un piccolo sobborgo a nord di Atlanta. In meno di un’ora l’omicida si è spostato con la sua auto verso la città in direzione di altri due centri massaggi. Prima l’Aromatherapy Spa e poi il Gold Massage Spa uccidendo altre quattro persone. Subito dopo si è dato alla fuga fino a quando gli agenti del 911 lo hanno rintracciato e fermato a Crisp County, a circa 240 chilometri di distanza da Atlanta. Il ragazzo, che aveva con sé una pistola calibro 9, si è consegnato senza porre alcuna resistenza.

Il movente – Secondo le ultime dichiarazioni della polizia il movente degli attentati non sarebbe legato all’odio razziale. «Sembrerebbe che abbia una dipendenza da sesso. Per lui quei centri erano delle tentazioni e voleva eliminarli», ha dichiarato il capitano Jay Baker. «Ha detto che per lui è stata una brutta giornata», ha continuato l’ufficiale del 911. Le indagini nel frattempo proseguono, prendendo in considerazione tutte le opzioni possibili.

L’odio razziale – In Georgia e negli Usa prende però sempre più importanza la pista razziale, che vede la comunità asiatica come una delle più discriminate da un anno a questa parte. I pareri dell’opinione pubblica si scontrano con le ultime dichiarazioni degli ufficiali di polizia che invece allontanano questa ipotesi. Secondo il recente report pubblicato da “Stop AAPI (Asian Americans and Pacific Islanders) Hate” – un’organizzazione no profit che effettua indagini sui fenomeni di xenofobia nei confronti della comunità asiatica – sono 3.975 gli asiatici americani che hanno subìto discriminazioni e violenze da marzo 2020 a febbraio 2021. Sulla base dei dati raccolti il 68,1% è stato vittima di attacchi verbali mentre l’11,1% ha subìto violenze fisiche. Ad essere maggiormente discriminata è la comunità cinese con il 42,2%. Seguono coreani (14,8%), vietnamiti (8,5%) e filippini (7,9%). Nel 34,5% dei casi gli attacchi xenofobi avvengono nelle aziende e sono soprattutto le donne ad esserne vittima, con una percentuale molto alta pari al 68%.“Stop AAPI Hate” si è espressa sulla vicenda, definendola come «un’inspiegabile tragedia». «La ragione non è ancora chiara ma un attacco contro qualsiasi comunità è un attacco contro tutti noi. Ma è difficile ignorare il fatto che la maggior parte delle vittime erano asiatiche e che gli attacchi ai centri massaggi asiatici erano mirati», ha affermato il sindaco di Atlanta, Keisha Lance Bottoms.