Il Super Tuesday ha espresso il suo verdetto: Hillary Clinton e Donald Trump sono i probabili vincitori delle primarie alle elezioni americane. Nel giorno in cui ben 13 Stati votavano per il loro candidato presidente, l’ex segretario di Stato e il tycoon newyorkese se ne sono aggiudicati sette per ciascuno. Clinton ha confermato la sua superiorità democratica sulle regioni “nere” del Sud, vincendo o stravincendo in Alabama (78%), Arkansas, Georgia (71%), Tennessee (66%), Virginia, Texas e Massachusetts (50%). Donald Trump conquista gli stessi Stati ad eccezione del Texas, che resta nelle mani del “suo” senatore Cruz, ma in compenso guadagna il Vermont (33%).

Per lo sfidante democratico Bernie Sanders la giornata è andata bene ma non benissimo. Oltre al Vermont (86%), lo Stato di cui è senatore e la cui vittoria era naturalmente scontata, conquista anche i caucus di Colorado e Oklahoma (52%). In più si aggiudica il Minnesota (62%), ex Stato roccaforte dei Kennedy. Quattro Stati sono quanto basta perché la candidatura di Sanders sopravviva, anche se tra i sondaggisti è opinione diffusa che non riuscirà a scalzare definitivamente Clinton.

Sul fronte repubblicano Ted Cruz porta a casa una tripla vittoria: in Texas (43%), lo Stato di cui è senatore, in Oklahoma (a sorpresa e con il 34%) e in Alaska. Un risultato modesto, considerando che in campagna elettorale Cruz ha puntato molto sugli elettori religiosi e che ha perso proprio negli Stati del Sud, dove questi sono la maggioranza. Flop per Marco Rubio che all’ultimo riesce a strappare solo il Minnesota (37%). Zero Stati per John Kasich che si aggrappa al secondo posto in Vermont e in Massachusetts. Nulla di fatto anche per Ben Carson, che ha ottenuto meno delegati di tutti. Nessuno dei due sembra deciso a ritirare la candidatura.

Ecco la mappa completa delle due votazioni:

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In generale ci sono state poche sorprese in questo super martedì: Cruz ha perso l’Arkansas ma, contro le previsioni, ha conquistato l’Oklahoma al posto del favorito Trump. Clinton si conferma la prediletta tra gli afroamericani, che l’hanno votata con percentuali plebiscitarie: Alabama 92%, Arkansas 90%, Georgia 83%, Oklahoma 75%, Texas 80%, Tennessee 85% e Virginia 84%. L’ascesa del tycoon Trump continua senza sosta, scavalcando le accuse sugli ambigui rapporti con il Ku Klux Klan, la truffa degli iscritti alla Trump University o i guai nascosti delle sue dichiarazioni fiscali. In più nessun repubblicano ha mai vinto negli Stati che si è aggiudicato Trump, a parziale conferma del consenso che raccoglie il miliardario. Almeno finché i voti repubblicani continueranno ad essere “dispersi” tra Rubio e Cruz.

Il prossimo appuntamento della corsa alla Casa Bianca è tra 4 giorni in Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine e Nebraska. Anche se il prossimo voto davvero importante è quello del 15 marzo, quando si terranno le primarie in Florida, Ohio, Missouri e North Carolina. Tra questi preoccupa in particolare la Florida, dove non a caso Cruz, Trump e Rubio hanno tirato le conclusioni sul super Martedì. Si tratta di una regione particolarmente ricca di delegati, 246 per i democratici e 99 per i repubblicani. E soprattutto il sistema di assegnazione è quello uninominale (il cosiddetto winner takes all), cosa che permette al vincitore di rafforzare la propria posizione se non di ribaltare i risultati. Nell’attesa, aspettiamo il confronto tv dei candidati democratici il 6 e il 9 marzo, e dei repubblicani il 10 marzo.

Angelica D’Errico