«Hola Miami!», «Latinos!»: il Superbowl non è mai stato così spagnolo. E il merito non è tanto del match tra i Kansas City Chiefs e i San Francisco 49ers, vinto dai primi, ma delle due protagoniste dello show di metà tempo, la popstar colombiana Shakira e la portoricana Jennifer Lopez. In poco meno di 15 minuti le due cantanti non solo hanno estasiato gli oltre 65mila spettatori dell’Hard Rock Stadium di Miami ma hanno anche lanciato diversi messaggi politici. Il destinatario è uno: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, presente con un spot in vista delle elezioni presidenziali di novembre, così come del resto ha fatto il candidato democratico Michael Bloomberg.

Portorico- Nello show di metà tempo nulla è casuale. E i riferimenti ai latinos e a Portorico vanno ben oltre la stola-bandiera piumata, insieme americana e portoricana, con cui la Lopez si è presentata sul palco mentre si esibiva la figlia undicenne Emme Mirabel Anthony, avuta durante il matrimonio con il cantante Marc Anthony. Infatti la star si è più volte esposta a favore della sua terra d’origine, inglobata nel territorio degli Stati Uniti ma mai riconosciuta come Stato. Da anni Portorico chiede al Congresso americano di diventare il 51esimo Stato dell’Unione, l’ultima volta nel 2017 quando un referendum per entrare a far parte degli Stati Uniti ha ottenuto il 97% di sì. Una battaglia nella quale il presidente Trump non si è mai esposto. Anzi, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha sempre preferito minimizzare i fatti importanti per la vita dell’isola, dalll’uragano Maria che nel 2017 ha devastato Portorico, lasciata senza acqua né energia elettrica per giorni, allo scandalo chatgate, che ha portato alle dimissioni del governatore Ricardo Rossellò, accusato di omofobia. Un sostegno che invece la Lopez non ha mai fatto mancare, mostrando il suo solido legame con la terra dalla quale sono emigrati i suoi genitori.

Le cupole a forma di gabbia durante lo spettacolo del Superbowl, un implicito riferimento al la politica migratoria del presidente Trump

American dream- Inevitabile il riferimento ai migranti, uno dei temi più spinosi della presidenza di Trump, visto anche il luogo, Miami, dove più del 45% dei cittadini è di origine ispanica. È stato infatti ben studiato l’ingresso in scena della figlia della Lopez, seduta dentro una cupola a forma di gabbia insieme ad altri bambini: un rimando nemmeno tanto velato alla situazione al confine Usa-Messico, dove è successo più volte che i figli dei migranti siano stati segregati e separati dai genitori. A novembre un esperto dell’Onu ha rivelato che sarebbero ben 100mila i bambini detenuti negli Stati Uniti a causa della loro condizione di immigrati, una cifra però subito smentita da Washington. E anche la stessa canzone cantata dalla piccola Emme, una cover di “Born in the USA” di Bruce Springsteen, rappresenta più di un implicito riferimento al “sogno americano”, che spinge tanti latinos a intraprendere un lungo viaggio dal Centro e dal Sudamerica verso il confine meridionale degli Stati Uniti.