Aveva dichiarato che il suo Paese fosse «Covid-free», sostenuto che «i vaccini fossero pericolosi per la salute», e promosso l’utilizzo di un tonico a base di artemisia per curare dalla malattia. È morto mercoledì 17 marzo a Dar es Salaam il presidente della Tanzania John Pombe Magufuli. Aveva 61 anni. Lo ha annunciato in diretta televisiva la vicepresidente Samia Suluhu Hassan – ora presidente ad interim e prima donna leader nella storia del Paese – proclamando 14 giorni i giorni di lutto nazionale. Per le autorità, Magufuli è morto in seguito a complicanze cardiache, anche se, vista la sua assenza dalle scene pubbliche nelle ultime due settimane, si erano fatte insistenti le voci su un presunto contagio da Covid-19.

Le ombre sulla morte – La morte del presidente della Tanzania è diventato un caso: da un lato le autorità tanzaniane stanno sulla linea di un decesso causato da problemi cardiaci – il presidente aveva un pacemaker – mentre dall’altro c’è chi ha sollevato dubbi su quanto stesse accadendo al presidente. ll leader dell’opposizione Tundu Lissu, ad esempio, ha dichiarato alla BBC che Magufuli fosse ricoverato da tempo in Kenya dopo aver contratto il Covid-19. O c’era chi sosteneva che fosse andato in India o in Germania per curarsi dalla malattia. Altre fonti lo davano per morto da ormai una settimana per complicanze da Covid, anche dopo la pubblicazione di una foto sul web che ritraeva il  presidente e tre ministri con la scritta “Tutti morti”. Linea dura della polizia, con arresti in tutto il Paese per chi speculava via social sulle condizioni di salute del presidente. Il portavoce di Magufuli aveva rassicurato l’opinione pubblica tre giorni fa, dichiarando che fosse in gran forma e che si stesse occupando di questioni di Stato molto importanti. A ruota la vicepresidente Hassan: «Anche i leader si ammalano, possiamo avere anche noi qualche raffreddore».

Magafuli e il Covid – Un rapporto molto controverso quello di John Magufuli con il Covid-19. «Dio ha aiutato il Paese a uscire dalla pandemia», diceva ad aprile scorso. Per Magufuli non bisognava fare dei lockdown, evitando gli assembramenti, ma anzi andare in chiesa o nelle moschee assembrandosi e pregando contro il «demonio della pandemia». Fin dall’inizio aveva negato la presenza del virus nel proprio Paese e aveva smesso di fornire i dati sul contagio. Si presentava senza mascherina e invitando anche a non indossarla. Si era spinto anche a rifiutare i vaccini del programma internazionale Covax. Sosteneva che «se l’uomo bianco fosse stato in grado di inventare i vaccini, avrebbe dovuto averne già trovati per l’Aids, il cancro e la tubercolosi». Sprezzante anche della natura stessa del virus: aveva fatto un test a una capra e a un mango per dimostrare che fosse tutto un bluff e sosteneva che bastassero erbe e vapore come cura. Un atteggiamento “negazionista” adottato da tutto il suo governo: poche settimane fa la ministra della Sanità, Dorothy Gwajima, ha preparato in conferenza stampa l’intruglio anti-Covid a base di zenzero e cipolle.

Il presidente “bulldozer” – Magufuli è stato confermato alla presidenza della Tanzania con il 76% dei consensi dopo il primo mandato ottenuto nel 2015, nonostante l’ipotesi di brogli elettorali mossi dall’opposizione. Era soprannominato il presidente “bulldozer”, sia per il suo essere molto determinato che per l’atteggiamento repressivo. Se in un primo momento veniva apprezzato dall’opinione pubblica per le sue politiche di rilancio dell’economia del Paese, sviluppando le infrastrutture e lottando contro la corruzione, il suo atteggiamento repressivo era da subito emerso. Magufuli aveva limitato la libertà di stampa, introdotto una legge sul cyberterrorismo per arrestare i suoi oppositori, reprimendo le manifestazioni che andassero contro alle sue politiche. Una deriva autoritaria quella di Magufuli che si allontanava dalla linea portata avanti dai suoi predecessori che, come sottolinea il Nyt, avevano adottato una linea pacifica e democratica. La sua carriera politica è stata in rapida ascesa: dopo aver lavorato come professore di matematica e chimica, oltre che come chimico industriale, ha ottenuto un seggio parlamentare nel 1995, per poi diventare ministro nel 2000. 15 anni dopo venne eletto come leader «incorruttibile».