Dopo il fine settimana di violenti scontri in diverse città dell’Iran, nella mattina di lunedì il responsabile della polizia nella capitale Teheran ha difeso l’operato delle sue forze, «a cui è stato ordinato di moderarsi». Dopo aver annunciato nuove sanzioni contro il regime, domenica il presidente statunitense Donald Trump aveva scritto messaggi di supporto alle proteste in farsi e in inglese, intimando al governo iraniano di smettere di uccidere i manifestanti. Le proteste, scoppiate dopo che il governo iraniano ha riconosciuto le proprie responsabilità nell’abbattimento del volo ucraino avvenuto l’8 gennaio e che proseguono per il terzo giorno consecutivo, hanno ravvivato il botta e risposta tra Usa e Iran, che ha inserito le forze armate statunitensi e il Pentagono nella propria lista dei terroristi.
Gli attacchi di Trump – Trump non ha risparmiato attacchi anche parlando delle nuove sanzioni: «Il consigliere per la sicurezza nazionale ha suggerito oggi che le sanzioni e le proteste hanno ‘soffocato’ l’Iran e lo costringeranno a negoziare. In realtà non me ne potrebbe importare di meno se negoziano. Dipenderà totalmente da loro, ma non avranno alcuna arma nucleare». Anche il governo di Berlino ha difeso il diritto di protesta degli iraniani: in una conferenza stampa la portavoce del ministero degli Esteri tedesco si è dichiarata «convinta che questo debba accadere in modo pacifico, libero e senza ostacoli».
To the leaders of Iran – DO NOT KILL YOUR PROTESTERS. Thousands have already been killed or imprisoned by you, and the World is watching. More importantly, the USA is watching. Turn your internet back on and let reporters roam free! Stop the killing of your great Iranian people!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 12, 2020
«Nessuna violenza contro i manifestanti» – Un portavoce del governo iraniano ha respinto i tweet di critica di Trump, dichiarando che il popolo iraniano non dimenticherà le responsabilità nell’uccisione del generale Qassem Soleimani e che le difficoltà economiche iraniane sono da imputare agli Stati Uniti. La polizia iraniana ha negato di aver sparato o ucciso manifestanti nelle proteste tenutesi in tutto il Paese, riporta l’agenzia di stampa Fars, che ha registrato le parole del responsabile della polizia della capitale Teheran, Hossein Rahimi: «Agli agenti è stato ordinato di moderarsi». Tuttavia su internet sono circolati diversi video che testimonierebbero la violenza della repressione sulla folla.
Iranian protesters in Tehran chanting:
Referendum!
Constitution!Protests erupted after Iran said its military had mistakenly shot down a Ukrainian plane killing all 176 aboard. pic.twitter.com/4eKioVJoRi
— Parham Ghobadi (@ParhamGhobadi) January 11, 2020
Teheran nega l’insabbiamento sul volo – Se la polizia ha negato l’eccessiva violenza nel reprimere le proteste, il governo si è difeso dalle critiche sull’insabbiamento dopo l’abbattimento del Boeing 737-800 di Ukraine International Airlines. Il portavoce del governo Ali Rabiei ha dichiarato alla tv di Stato: «In questi giorni penosi, molte critiche sono state rivolte alle autorità. Alcuni responsabili sono anche stati accusati di menzogne e tentativi di insabbiamento della vicenda ma in tutta onestà non è stato così». Teheran promette poi che l’abbattimento sarà affrontato «con trasparenza fino in fondo».
Forze Usa “terroriste” – Intanto nella mattina di lunedì 13 gennaio il presidente iraniano Hassan Rohani ha firmato la legge del Parlamento che classifica le forze armate statunitensi e il Pentagono come terroriste. La misura è una ritorsione in risposta alla precedente designazione come “organizzazione terroristica” nei confronti delle Guardie della rivoluzione islamica, approvata dal governo statunitense. La mozione era stata approvata all’unanimità dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani.