Da Kiev arriva la denuncia del blocco russo dei due maggiori porti ucraini nel mar d’Azov, Berdyansk e Mariupol, e il presidente ucraino Petro Poroshenko chiede a gran voce l’intervento della Nato. I venti di guerra stanno mostrando la loro vera natura. Come era prevedibile, le ragioni dietro le tensioni nel mar d’Azov tra Russia ed Ucraina di questi giorni sono tutte economiche e territoriali. E potrebbero nascondere un piano espansionistico del Cremlino sulle coste meridionali del vecchio impero russo.

Lo scontro – Il 25 novembre scorso tre imbarcazioni della Marina militare ucraina sono state attaccate dalla Guardia costiera russa nello stretto di Kerch, collegamento tra il mar Nero e il mar d’Azov. I 24 marinai fermati dalle navi russe sono ufficialmente in stato di arresto in Crimea dal 28 novembre. L’episodio ha riacceso i fari sulla situazione in Crimea, dichiaratasi indipendente dall’Ucraina nel 2014 e parte della Federazione Russa, e rinfocolato i dissidi tra il governo ucraino e il Cremlino per le continue provocazioni russe sul fronte orientale.

La minaccia – Poroshenko ha invocato il supporto delle navi militari della Nato per garantire la sicurezza e la sovranità sulle coste dell’Ucraina. «Non possiamo accettare questa politica aggressiva della Russia. Prima era la Crimea, ora vuole il mar d’Azov», ha incalzato il presidente ucraino. La situazione si è aggravata da quando il ministro delle Infrastrutture di Kiev, Volodymyr Omelyan, ha denunciato il blocco russo all’accesso ai due maggiori porti ucraini nel mar d’Azov, Berdyansk e Mariupol: «L’obiettivo è semplice, la Russia spera di cacciarci dal nostro territorio». L’Ucraina, perdendo il controllo dei due porti, sarebbe tagliata fuori dai traffici commerciali della regione e le coste orientali del Paese avrebbero difficoltà di comunicazione con il mar Nero, diviso proprio dalla penisola di Crimea.

L’intransigenza russa – Si dice non al corrente di alcun blocco ai porti ucraini il presidente russo Vladimir Putin, che mantiene una linea rigida nei confronti della reazione dell’Ucraina. Dopo aver definito le accuse di Kiev come un tentativo di Poroshenko di recuperare la sua credibilità politica in vista delle elezioni del 31 marzo 2019, il Cremlino accusa il leader russo di voler aumentare la tensione per scopi pre-elettorali con un coinvolgimento della Nato.Rimandate al mittente anche le richieste di mediazioni internazionali: «Tutti coloro che desiderano contribuire, possono farlo esercitando pressioni su Kiev», ha rilanciato il portavoce presidenziale Dmitry Peskov.

L’espansione territoriale – Intanto però la Russia si sta mobilitando per difendere le acque territoriali della Crimea e della regione circostante. Sono già in corso i lavori di realizzazione di un nuovo sistema di difesa marino, Rubezh, in grado di acquisire obiettivi anche sulla superficie del mare, come riporta l’agenzia di stampa russa Interfax. La strategia russa di espansione territoriale verso l’Ucraina orientale passa dall’egemonia commerciale nel mar d’Azov, facilmente controllabile attraverso la Crimea e lo stretto di Kerch. E se venisse confermato il blocco dei porti Berdyansk e Mariupol, Putin avrebbe difficoltà a negare un piano che Poroshenko ha definito «da imperatore russo».