Cessate il fuoco di 20 giorni in Myanmar. La giunta militare al potere ha annunciato la sospensione della guerra civile contro i ribelli per facilitare i soccorsi alla popolazione birmana dopo il terremoto che il 28 marzo ha devastato il paese. Gli attacchi aerei da parte delle forze governative erano continuati anche dopo il sisma, ma ora dovrebbero arrestarsi per i prossimi 20 giorni. «L’obiettivo è quello di accelerare – afferma il governo – gli sforzi di soccorso e e ricostruzione, mantenendo la pace e la stabilità».
Aiuti – La Commissione Europea si appresta a inviare un ponte aereo umanitario con 18 tonnellate di rifornimenti. L’Italia ha già deliberato un contributo di emergenza di due milioni di euro, da versare alla Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICROSS). Tutti gli aiuti e i soccorsi però passano dalla mediazione della giunta militare, che li sta bloccando o ritardando nelle zone gestite dalla resistenza birmana, cioè dai ribelli. Min Aung Hlaing, leader della giunta, ha annunciato che nella giornata di oggi, 3 aprile, parteciperà a un vertice dei paesi dell’Asia Meridionale, in cui si discuterà di come gestire le conseguenze del terremoto.
Vittime – Non si sa con precisione il numero delle persone morte, di quelle scomparse. Si sono superati i 3000 morti accertati, ma le stime dicono che si potrebbe arrivare presto a oltre diecimila. Nel frattempo continuano le ricerche per ritrovare eventuali superstiti: a cinque giorni dalla tragedia, un ragazzo di 26 anni è stato estratto vivo dalle macerie di un hotel nella capitale Naypyidaw.