Il giorno dopo l’attentato a New York dell’ 11 dicembre, Donald Trump ha già deciso punizioni e colpevoli. «Coloro che vengono condannati per essere stati coinvolti in atti di terrorismo meritano le pene più severe previste dalla legge, inclusa la pena di morte nei casi appropriati», afferma in una nota il presidente degli Stati Uniti. Poi, presenta la sua ricetta per evitare che certi eventi si ripetano: «L’America deve correggere il suo lassista sistema sull’immigrazione, che consente a troppe persone pericolose e inadeguatamente valutate di entrare nel nostro Paese». Trump ce l’ha in particolare con la «catena migratoria» che consente a un immigrato di sbarcare negli Usa sfruttando legami di parentela, come nel caso dell’attentatore bengalese che ha agito a New York. Un attentato che, per fortuna, non ha avuto gravi conseguenze.

Un’immagine dell’attentato a New York

Cos’è successo – L’11 dicembre a Manhattan, ore 7,40 locali, Ayaked Ullah, 27 anni – residente a Brooklyn ma originario del Bangladesh – ha fatto esplodere un ordigno che aveva fissato sotto la giacca con un adesivo. L’esplosione è avvenuta nel tunnel che porta alla stazione dei bus di Port Authority, a poca distanza da Times Square, il centro della Grande Mela dove ogni giorno transitano più di 200mila persone. Quattro feriti, ma nessuna è in pericolo di vita. L’uomo, lui stesso ferito e ricoverato all’ospedale di Bellevue, avrebbe legato il gesto alle azioni di Israele contro la popolazione di Gaza, come riferisce la Cnn citando fonti investigative. «Ho agito per vendetta», avrebbe detto all’Fbi, «hanno bombardato il mio Paese e volevo fare del male qui». Gli investigatori stanno controllando le immagini di una telecamera di sorveglianza che avrebbero ripreso l’uomo poco prima dell’esplosione. Non sono stati trovati altri ordigni, né ci sarebbero complici.

Le reazioni – «Un tentativo di attacco terroristico», l’ha definito il sindaco Bill De Blasio. “Questa è New York e noi siamo un bersaglio di chi lotta contro la democrazia e la libertà” ha detto il governatore di New York Andrew Cuomo. Nel pomeriggio è arrivata la comunicazione della Casa Bianca, in cui Trump ha evocato la pena di morte e, dopo aver ricordato il suo bando verso otto Paesi di recente reintegrato dalla Corte Suprema, ha sollecitato il Congresso a riformare le leggi sull’immigrazione «per proteggere il popolo americano». Il presidente ha inoltre chiesto di di mettere fine alle frodi e agli abusi nel sistema che si occupa dell’immigrazione e di agire sulle altre proposte che la sua amministrazione ha presentato per rafforzare la sicurezza domestica, come l’aumento del numero degli agenti per l’immigrazione e il potenziamento dei loro poteri di arresto. «L’America deve sempre rimanere salda contro il terrorismo e l’estremismo, garantendo che le nostre grandi istituzioni possano affrontare tutti i malvagi atti di terrore» ha aggiunto Trump. La conclusione è affidata alla sua portavoce Sarah Sanders, che ribadisce: «Dobbiamo distruggere le ideologie del male, questo è il nostro obiettivo. Per farlo dobbiamo proteggere le nostre frontiere e passare a un sistema di immigrazione basato sul merito».