Per la prima volta nella storia del Paese, il Giappone ha testato un missile sul proprio territorio. Il 24 giugno il missile Type 88, un vettore antinave del tipo superficie-superficie, è stato messo alla prova con una nave bersaglio a 40 chilometri dalla costa meridionale dell’isola di Hokkaido. All’esercitazione hanno partecipato circa 300 soldati e i missili sono stati lanciati dal poligono antiaereo di Shizunai, a nord della stessa isola. L’esercito nipponico ha dichiarato che il test ha avuto successo, e che ne è previsto un altro entro domenica 29 giugno per confermare l’impegno del governo verso una maggiore autosufficienza militare. Fino a questo momento il Giappone aveva condotto i suoi testi missilistici negli Stati Uniti e in Australia, sui principali partner difensivi.
Japan’s military forces have conducted their first-ever missile test on Japanese territory, announcing this week that the Type 88 surface-to-ship, short-range missile was successfully fired. #ThreatStatushttps://t.co/W0ymRU8PT8
— The Washington Times (@WashTimes) June 25, 2025
Tensioni asiatiche – Il test di Hokkaido sarà solo il primo di una serie di prove che si terranno nei prossimi mesi. Il riarmo del Giappone – annosa questione sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – è oggi legato all‘instabilità dell’indo-pacifico e al conseguente rafforzamento delle alleanze. Lo scorso aprile, il primo ministro giapponese Shigeru Ishinia e il segretario generale della Nato Mark Rutte hanno riaffermato l’impegno comune a intensificare la cooperazione militare, indicando proprio la Cina, la Corea del Nord e la Russia come principali minacce strategiche. Di fatto, la sempre più aggressiva attività marittima cinese nel Mar Cinese meridionale, le frequenti esercitazioni congiunte di Pechino e Mosca in quell’area e l’attività militare della Corea del Nord nel Mar del Giappone hanno convinto Tokyo e i suoi alleati a muoversi diversamente rispetto al passato. Secondo il Pentagono, la Cina sarebbe ora capace di colpire obiettivi militari statunitensi presenti in territorio giapponese. Sono cinque le basi americane più importanti, ma in tutto il numero raggiunge le 85 unità. Allo scopo di proteggere questi obiettivi e incrementare il proprio patrimonio militare, il Giappone ha in progetto la costruzione di un poligono di tiro missilistico sull‘isola disabitata di Minamitorishima, l’isola più orientale del Paese, nel mezzo del Pacifico occidentale. Un’area in cui due portaerei cinesi hanno navigato insieme per la prima volta all’inizio di questo mese. Tokyo si sta attrezzando per schierare missili da crociera a lungo raggio, inclusi i Tomahawk acquistati dagli Stati Uniti, entro la fine dell’anno. E sta sviluppando i vettori Type 12, con una gittata di circa 1.000 chilometri, mentre i Type 88 hanno una gittata di circa 100 chilometri.

Shigeru Ishiba, premier Giappone (Ansa)
Una breve storia – Al termine della Seconda Guerra Mondiale il Giappone adottò una nuova Costituzione che, nell‘articolo 9, prevedeva la rinuncia totale alla guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali e vietava il mantenimento di forze armate. La nuova Costituzione nipponica – passata alla storia come “Costituzione pacifista“, venne promulgata il 3 novembre 1946 ed entrò in vigore il 3 maggio dell’anno successivo in sostituzione di quella Meiji, risalente al 1889. L’intervento degli Stati Uniti fu in questo senso decisivo: l’imposizione esterna dell’azzeramento della forza militare fu parte dell’accordo di partnership tra gli americani e i giapponesi, che da quel momento rinunciarono a qualsiasi forza militare. La demilitarizzazione fu quindi una punizione per i vari crimini di guerra commessi dall’impero nipponico durante il secondo conflitto mondiale, così come la destituzione di tutti i leader militari dalle cariche pubbliche. Dopo decenni di interpretazioni dell’Articolo 9 da parte della Corte Suprema, la crisi dello stretto di Taiwan del 2022 ha segnato un punto di non ritorno. Durante le manovre cinesi, cinque missili balistici di Pechino sono caduti in vari punti interni alla zona economica esclusiva giapponese, tra cui l’importante isola di Formosa. Alle minacce cinesi si aggiunsero gli allarmi antiaerei di ottobre 2022, che risuonarono nella prefettura di Aomori a causa del passaggio di un missile intercontinentale nordcoreano sopra lo spazio aereo giapponese. Quest’ultimo avvenimento spinse Tokyo, assieme a Washington e Seul, a imporre nuove sanzioni nei confronti di Pyongyang e il governo nipponico a valutare il riarmo. Due mesi più tardi, nel dicembre 2022, venne pubblicata la strategia di difesa nazionale, insieme a un programma di rafforzamento della difesa con l’obiettivo di portare la spesa per gli armamenti al 2% entro il 2027, allineandosi così agli standard Nato. Una decisione che oggi, tre anni più tardi, ha portato al primo test su territorio giapponese nella storia del paese.