L’Occidente rimane vigile, anche dopo la ritirata dei miliziani della Wagner, che erano arrivati fino a 200 chilometri da Mosca. Il livello di allerta si è abbassato ma la questione resta sul tavolo del vertice Nato di Vilnius. Jens Stoltenberg, segretario generale dell’alleanza atlantica, ha dichiarato: «Stiamo monitorando anche la situazione in Bielorussia e definiamo irresponsabile l’annuncio della Russia di trasferire lì armi nucleari tattiche. Non abbiamo alcuna indicazione di un possibile uso di queste armi ma restiamo vigili». Proprio a Minsk si sarebbe trasferito Prigozhin dopo le trattative che sarebbero state condotte con successo da Aleksandr Lukashenko. Il timore è che possano esserci ulteriori sviluppi nonostante l’accordo raggiunto fra Mosca, Minsk e la Wagner. Anche Svetlana Tikhanovskaya, capo dell’opposizione bielorussia in esilio dal 2020, teme per la sicurezza del proprio Paese e di quelli confinanti. «Se Prigozhin viene in Bielorussia con i suoi scagnozzi minaccerà anche i nostri vicini: la Polonia, la Lituania, la Lettonia», ha affermato in un’intervista a Bloomberg Tv.
La reazione euroamericana – L’Occidente ha seguito fin da subito la crisi causata dalle milizie di Prigozhin: se Mosca fosse caduta in mano ai mercenari, l’impatto sugli equilibri internazionali sarebbe stato incalcolabile. Dall’altra parte, se la milizia privata e l’esercito regolare russo fossero arrivati ai ferri corti, la controffensiva dell’alleato ucraino avrebbe potuto trarne beneficio.
L’atteggiamento generale, comunque, è stato di vigile attesa. Il presidente americano Joe Biden ha chiamato tre dei suoi omologhi europei: il presidente francese Emmanuel Macron, il premier inglese Rishi Sunak e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Dalla telefonata ne è nata una nota congiunta sulla preoccupazione per gli eventi che si stavano verificando in quelle ore e, soprattutto, per la sicurezza dell’Ucraina. Assente il nome di Giorgia Meloni, rimasta fuori dalle comunicazioni fra gli alleati euroatlantici.
Anche l’Italia, comunque, ha seguito l’avanzata della Wagner ora per ora. Invitato lunedì al vertice dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, Antonio Tajani ha commentato le conseguenze del mancato golpe: «La Russia è più debole. Sono emerse crepe importanti nel suo sistema militare, che aveva la Wagner come fiore all’occhiello. Per Mosca sarà una perdita importante». Dallo stesso incontro si è espressa anche Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca: «Vediamo una lotta di potere interna, un atto del dramma russo e crepe nella propaganda russa. Non ci immischiamo».
Spie al lavoro – L’intelligence statunitense era a conoscenza delle intenzioni di Prigozhin, rivela il New York Times. Secondo il quotidiano americano, l’informazione sarebbe stata nascosta dalle spie americane per evitare che Mosca accusasse l’Occidente di avere organizzato il tentato golpe. Le prime avvisaglie sarebbero arrivate già mercoledì, due giorni prima dello scontro fra Prigozhin e i vertici dell’esercito russo, accusati dal capo della Wagner di avere bombardato una postazione dei miliziani. Non è chiaro come gli Usa abbiano ottenuto informazioni così precise sulle intenzioni dello “chef di Putin”. Secondo quanto è stato riportato, il punto di rottura fra i mercenari e lo stato maggiore sarebbe arrivato il 10 giugno, quando era arrivato l’ordine di incorporare la Wagner sotto il controllo del ministero della Difesa russo.