Un leader supremo con la paura costante di perdere il potere, un uomo in esilio da 16 anni avvelenato in aeroporto e tre persone arrestate. Sono gli ingredienti di un giallo in salsa asiatica che farebbe invidia ai thriller di Hitchcock. L’omicidio di Kim Jong-nam, fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, è diventato un mistero fitto e intricato dove i dubbi si mescolano alle poche certezze. Come quasi sempre accade alle vicende che riguardano la Corea del Nord.
Cosa sappiamo finora Kim Jong-nam, 45 anni, è stato avvelenato lunedì 13 febbraio all’aeroporto di Kuala Lumpur, in Malesia, dove stava per imbarcarsi su un volo diretto a Macao. L’uomo aveva con sé un passaporto con il nome di Kim Chol, ma tre giorni dopo, il 16 febbraio, il vice premier malese ha ufficializzato la sua identità confermando che si tratta del fratellastro di Kim Jong-un. Per la sua morte sono state finora arrestate tre persone, due donne e un uomo. La prima donna, una vietnamita di 28 anni, è stata fermata il 15 febbraio all’aeroporto di Kuala Lumpur dove era pronta a imbarcarsi per il Vietnam. La notizia dell’arresto di una seconda donna di 25 anni e del suo fidanzato, entrambi di nazionalità indonesiana, è arrivata il giorno dopo dopo che per qualche ora tutti gli arrestati erano stati dati per morti.
La modalità Ad aggredire Kim Jong-nam sarebbero state due donne: fonti governative sudcoreane hanno parlato di un’iniezione letale, la polizia malese ha invece parlato di uno spray chimico spruzzato addosso al fratellastro di Kim Jong-un. Secondo i funzionari governativi sudcoreani che si sono recati all’obitorio per vedere il corpo di Kim «c’era schiuma intorno alla bocca, che è il tipico segnale di decesso per avvelenamento». Il veleno usato, come riportano i media malesi, sarebbe più forte del cianuro.
Il profilo Kim Jong -nam doveva essere il successore del padre alla guida della Corea del Nord. E invece nel 2001 fu fermato in Giappone con un passaporto falso. Era diretto a Tokyo, dove avrebbe voluto visitare Disneyland. Una vicenda incredibile e grottesca. Dopo il “fattaccio” lui, che pure era il primogenito, fu ripudiato dal padre e costretto all’esilio. Si pensa che si sia stabilito a Macao, anche se in realtà ha vissuto gli ultimi 16 anni della sua vita da nomade. Malesia, Singapore, Macao, Pechino: un giro dell’Asia con puntate a Parigi e a Londra, dove è stato visto per l’ultima volta nel 2015 a un concerto di Eric Clapton, sempre con il terrore di essere assassinato. Nel 2012, quando il suo fratellastro Kim Jong-un era salito al potere da un anno (dando l’ordine di ucciderlo), era sfuggito a un attentato e con una lettera si era appellato al fratello affinché lasciasse in pace lui e la sua famiglia. Nonostante la paura costante, a Kim Jong-nam piaceva la bella vita: fra le sue passioni, coltivate fino all’ultimo, i casinò e le belle donne. Negli ultimi anni era diventato uno dei principali oppositori del regime nordcoreano.
North Korean leader Kim Jong Un’s half-brother murdered, says source. @ReutersGraphics maps out Kim’s family tree: https://t.co/Hz6WW3DbEl pic.twitter.com/zSrAFKCcH3
— Reuters Top News (@Reuters) 14 febbraio 2017
La pista Non sarebbe la prima volta che un oppositore del regime nordcoreano viene ucciso per avvelenamento. Nel 2012 un ex membro delle forze speciali tentò di eliminare un attivista anti-regime utilizzando una pistola che sparava proiettili avvelenati e una penna in cui era nascosto un ago con punta avvelenata. Una modalità che sembra non lasciare dubbi: Kim Jong-nam sarebbe stato ucciso su mandato del fratellastro. A Pyongyang tutto tace. In questi giorni sono in corso i festeggiamenti per “il Giorno della Stella Splendente”, il 16 febbraio, ovvero l’anniversario della nascita di Kim Jong-il, l’ex leader morto nel 2011. La notizia dell’omicidio non è stata data dai media nordcoreani, per questo i vicini del Sud l’hanno diffusa attraverso gli altoparlanti posti al confine.
Le domande Perché Kim Jong-nam è stato ucciso adesso, a sei anni dalla presa del potere da parte del fratellastro? Perché la donna vietnamita sospettata per l’avvelenamento è tornata sul luogo del delitto, l’aeroporto di Kuala Lumpur, dove è poi stata riconosciuta e arrestata? Sono solo due delle domande ancora senza risposta e alle quali si stanno interessando anche i governi di Seul e Pechino, che stanno seguendo da vicino gli sviluppi del caso.