Tripoli Corinthia Hotel

L’esterno dell’Hotel Corinthia di Tripoli subito dopo l’esplosione dell’autobomba, la mattina del 27 gennaio.

Lussuoso e occidentale. Apparentemente sicuro. L’Hotel Corinthia di Tripoli è la sede ideale per turisti di alta classe e diplomatici stranieri di passaggio in Libia. E proprio questi ultimi sarebbero stati gli obiettivi del gruppo di uomini armati che oggi, 27 gennaio, ha assaltato l’hotel intorno alle ore 11 italiane. Il colpo ha già fatto tre vittime tra le guardie di sicurezza libiche ma i terroristi, tra i due e i cinque, si sarebbero asserragliati al ventiseiesimo piano con degli ostaggi. Si tratterebbe di un gruppo di ospiti filippini, riferiscono fonti di sicurezza libiche.

Un gruppo affiliato all’Isis ha diffuso la notizia che gli obiettivi sarebbero stati proprio degli occidentali residenti nella struttura alberghiera. In un comunicato lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco collegandolo alla morte, lo scorso 3 gennaio, di Al Libi, mente di al Qaida a capo degli attentati alle ambasciate statunitensi in Africa negli anni ’90. Ma secondo fonti maltesi i terroristi potrebbero anche essere legati alle milizie filo-islamiche di Fajr Libya (Alba della Libia) che dall’estate scorsa hanno base a Tripoli.

L’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha subito condannato pubblicamente l’attacco terroristico al Corinthia, definendolo “un altro atto riprovevole di terrorismo che porta un duro colpo agli sforzi per portare pace e stabilità in Libia”. Tutto è cominciato in mattinata, quando il gruppo ha fatto esplodere un’autobomba all’ingresso dell’hotel – di proprietà maltese- uccidendo sul colpo un addetto alla sicurezza. Da allora tutti gli hotel della città sono stati evacuati e le forze di sicurezza libiche hanno circondato il luogo dell’azione. Il governo della Valletta ha invece attivato un’unità di crisi.

Questa mattina anche le forze di sicurezza francesi sono state mobilitate in un raid anti-jihadisti. Nella tranquilla cittadina di Lunel, vicino a Montpellier, sono stati rintracciati sei giovani sospettati di reclutamento per l’Isis. Da quella che è stata ribattezzata “la fabbrica dei terroristi” sono partiti negli ultimi mesi almeno sei cittadini, tra i 18 e i 30 anni, morti in Siria come foreign fighters. “Abbiamo smantellato una filiera molto pericolosa”, ha commentato il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve, congratulandosi con i corpi speciali del Raid e del GPN che hanno condotto l’azione.

Chiara Piotto