Nell’epoca dei social, TikTok sta riuscendo a far passare in secondo piano il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Oppure, al contrario, lo sta enfatizzando. Dopo essere stato oscurato per circa 12 ore, a partire da mezzanotte di domenica 19 gennaio, il social di proprietà della società cinese ByteDance sta già tornando online. Decisive le lamentele dell’elettorato digitale di Trump, determinante nella corsa alla presidenza. Moltissimi dei 170 milioni di utenti americani sono infatti già migrati su altre piattaforme come RedNome e Lemon8, ribadendo l’irrinunciabilità ai social.
L’insediamento – Nella giornata del 20 gennaio, Trump è atteso al Campidoglio alle ore 12.00 (le 18.00 italiane) per inaugurare il mandato con il tradizionale discorso d’insediamento. Fra gli ospiti internazionali Giorgia Meloni (unico leader europeo ad aver ricevuto un invito diretto), il presidente argentino Javier Milei, il vicepresidente cinese Han Zeng e i big della Silicon Valley, tra cui Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Chew Shou Zi, il Ceo di TikTok. È verso il mondo asiatico che sono rivolte le maggiori attenzioni. Con un post sul suo social Truth, Trump ha annunciato che dopo la cerimonia firmerà un ordine esecutivo che sospenderà il blocco federale a TikTok per 90 giorni. In questo lasso di tempo, ByteDance dovrà trovare una nuova proprietà o organizzazione societaria. Pare che Trump abbia ascoltato il consiglio della portavoce del ministro degli Esteri cinese Mao Ning, che invitava ad «ascoltare le voci razionali e assicurare un aperto, giusto, corretto e non discriminatorio ambiente di business a tutti i soggetti di mercato da tutti i Paesi che operano negli Stati Uniti». Shou Zi ha intanto ringraziato pubblicamente Trump per la sua disponibilità a collaborare.

(Ansa)
Il blocco – La messa al bando dell’app da due miliardi di iscritti – di cui 170 milioni negli Stati Uniti – è legata a questioni di sicurezza nazionale: la paura è che il governo cinese raccolga i dati degli utenti americani per minare la democrazia e spiare i cittadini. La legge votata dal Congresso e firmata da Joe Biden lo scorso aprile prevedeva che Apple e Google, rivenditori americani dell’app, rimuovessero TikTok dai propri store per impedire nuovi download. La multa sarebbe stata di 5000 dollari per ogni infrazione. Anche la multinazionale informatica Oracle, che gestisce i server del social, avrebbe dovuto unirsi al bando. Tuttavia, Trump ha riaperto la partita usufruendo della possibilità della proroga di 90 giorni, contenuta nel decreto. Xi Jinping si è detto disponibile a discutere un accordo, temendo forse le ripercussioni economiche dei dazi trumpiani, ma ha escluso la cessione della piattaforma. TikTok ritiene la vendita impossibile per la natura globale delle proprie operazioni. Il tentativo di compromesso del tycoon punta a trasferire il 50% della proprietà a una società americana. Il Corriere della Sera definisce la strategia di Trump come “ibrida”, comprendente un «parziale trasferimento della proprietà accompagnato da una “blindatura” dei dati dei cittadini Usa resi inaccessibili alle autorità di Pechino».
Le questioni irrisolte – Restano comunque dei dubbi importanti. Per quanto riguarda i dati degli utenti, anni fa si era già tentato di metterli sul server Oracle, ma era risultato inutile. Si pensa che nemmeno le nuove trattative possano garantirne la blindatura. Trump ha promesso a Google e Apple che l’ordine esecutivo di oggi escluderà ogni possibile penalità per la riattivazione. Le aziende soggette alla legge potrebbero considerare le garanzie non sufficienti. Non è chiaro se Trump abbia facoltà di bloccare una legge federale, recentemente confermata dalla Corte Suprema, oppure se il suo ordine sarà oggetto di una sfida legale. La condizione per usufruire la proroga non sembra rispettata, in quanto dovrebbe essere già stata avviata una trattativa per la vendita. Come ha riportato Il Secolo XIX, Lo speaker della camera Mike Johnson non ha fiducia verso TikTok e ha dichiarato: «l’unico modo per rinviarne l’applicazione è se c’è un accordo effettivo in corso». Inoltre, la concessione di più tempo a ByteDance sarebbe dovuta giungere prima che scattasse il blocco. Non si capisce se l’opzione sia ancora valida, ora che il bando è entrato in vigore.