Sabato pomeriggio il giudice James Boasberg del tribunale di Washington ha bloccato l’espulsione di centinaia di immigrati venezuelani e salvadoregni dagli Stati Uniti. La decisione contrasta l’ordine esecutivo emesso da Donald Trump lo scorso venerdì quando, sulla base della settecentesca legge Alien Enemies Act, ha reso possibili le espulsioni di persone che «minacciano la sicurezza nazionale». Tra i deportati, 238 sono accusati di far parte dell’associazione criminale Tren De Aragua, e altri 23 sono considerati presunti membri del gruppo criminale chiamato MS-13.

Accordo per il CECOT – I prigionieri sono stati così fatti salire su diversi aerei e, una volta arrivati a El Salvador, presi in consegna dalle autorità del luogo che li hanno condotti alle porte del carcere di massima sicurezza noto come CECOT (Centro di detenzione per il terrorismo). Aperto nel 2023, il CECOT è lo strumento infrastrutturale del presidente salvadoregno Nayib Bukele per la guerra alla criminalità organizzata iniziata nel paese nel 2022. Si trova a circa 70 chilometri a sud dalla capitale dello stato Tecoluca, e può contenere fino a 40mila persone. Il trasferimento di presunti criminali stranieri verso il paese dell’America Centrale fa parte di un accordo firmato dal segretario di Stato statunitense Marco Rubio e dal governo salvadoregno.

USA - Deportazioni nel carcere di El Salvador

USA – Deportazioni nel carcere di El Salvador
Fonte AP News

Tweet e tempismo – «Too late», questo il tweet – anzi il post – che il presidente Bukele ha pubblicato dopo aver saputo della decisione del giudice in riferimento alle tempistiche del provvedimento. Dopo il blocco dell’ordine esecutivo da parte di Boasberg infatti, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha detto che – al momento dell’impedimento – i voli con le persone espulse erano già partiti, rendendo impossibile il rientro in America. Fa eco alle dichiarazioni di Bukele Marco Rubio che, sempre su X, ha riproposto il post del presidente salvadoregno e lo ha ringraziato per «aver preso in consegna nelle sue ottime prigioni 250 membri della gang venezuelana Tren de Aragua, a un costo che farà risparmiare un sacco di dollari ai contribuenti americani». Tra i post social anche un video dell’operazione che il presidente salvadoregno ha pubblicato tra i commenti entusiasti di sostenitori americani.

Una legge del ‘700 – La legge Alien Enemies Act invocata da Donald Trump per permettere le espulsioni è datata 1798 e attribuisce al presidente poteri straordinari sulle espulsioni quando il paese è in guerra, o se una nazione straniera invade (o minaccia di farlo) l’America. É stata chiamata in causa solo tre volte in 227 anni, l’ultima delle quali durante la Seconda guerra mondiale per facilitare la cacciata di immigrati italiani e tedeschi o la detenzione di giapponesi. Una scelta criticata da Skye Perryman, presidente del gruppo per i diritti civili Democracy Forward: «È un giorno nero per la storia della nazione quando un presidente invoca poteri straordinari da tempo di guerra quando non c’è una guerra in corso e nemmeno un’invasione». Secondo Trump però, l’America è in guerra da tempo con gli immigrati irregolari e la scelta di una legge tanto eccezionale sembra dovuta alla forza dell’organizzazione colpita dal provvedimento.

Organizzazione transnazionale – Tren de Aragua è infatti un’associazione criminale nata nel 2010 nel carcere di Tocoron, nello Stato venezuelano di Aragua, per iniziativa di Hector Niño Guerrero e Larry Changa, arrestato lo scorso luglio. Nel corso degli anni – racconta Il Post – è cresciuta diventando uno dei primi gruppi per la tratta di esseri umani nelle Americhe, business a cui ha affiancato traffico di droga, prostituzione e estorsioni varie. Secondo Valeska Troncoso, docente dell’Universidad de Santiago de Chile ed esperta di crimine organizzato transnazionale, la particolarità del gruppo è la capacità di agire in una sorta di franchising criminale, per espandere il proprio marchio al costo di un vacuna (letteralmente vaccino, termine utilizzato per riferirsi al pizzo) pagato da gang territoriali che sfruttano il nome dell’organizzazione per incutere timore nei territori controllati. Hector Niño Guerrero, su cui pende una taglia da 5 milioni di dollari per gli Stati Uniti, ha espanso le maglie dell’organizzazione in Brasile, Cile, Colombia, Bolivia e – per l’appunto – negli Stati Uniti, dove è attivo in sedici stati, tra cui California, Florida e New York.