Due strade, un’unica destinazione: la rimozione di Donald Trump. Con il 25esimo emendamento (difficile) o l’impeachment (probabile). Si stringe il cerchio intorno al presidente, a cinque giorni dall’assalto al Congresso del 6 gennaio. La Camera dei rappresentanti statunitense presenterà nelle prossime ore una risoluzione per chiedere al vicepresidente Mike Pence di invocare il 25esimo emendamento della Costituzione e dichiarare il presidente Donald Trump “incapace di governare”. Lo ha affermato esplicitamente per la prima volta la speaker Nancy Pelosi, che in una lettera ai colleghi ha di fatto dato un ultimatum a Pence: in caso di risposta negativa entro 24 ore la Camera avvierà l’iter di messa in stato di accusa (impeachment) del presidente, ai suoi ultimi giorni da inquilino della Casa Bianca prima dell’insediamento di Joe Biden. Trump diventerebbe così il primo presidente americano della storia a essere messo sotto accusa per due volte.

La speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi (EPA/SHAWN THEW)

Isolato – Il capo dello Stato, il cui account Twitter è stato definitivamente disattivato dopo la sospensione temporanea del 6 gennaio, è sempre più isolato, dal momento che persino senatori repubblicani come Lisa Murkowski, Ben Sasse e Pat Toomey ne hanno chiesto pubblicamente l’allontanamento, mentre l’attore ed ex governatore repubblicano della California Arnold Schwarzenegger ha dichiarato Trump “il peggior presidente di sempre”. Intanto le manovre per rimuovere l’inquilino della Casa Bianca dal suo ufficio proseguono spedite: «Trump è una minaccia. Man mano che passano i giorni – ha insistito Nancy Pelosi – l’orrore dell’attacco in corso alla nostra democrazia perpetrato da questo presidente si è intensificato e con esso la necessità immediata di agire». Nella sua lettera, la speaker della Camera ha chiesto ai colleghi deputati di rientrare a Washington, convocando per le due di lunedì 11 gennaio pomeriggio (le 20 in Italia) una riunione per discutere sul da farsi via zoom.

Le due ipotesi sul tavolo – Con ogni probabilità verrà proposta la risoluzione per attivare il 25esimo emendamento, invocato solamente tre volte nel corso della storia americana, e sempre per motivi di salute. Questa al momento appare però come la meno probabile delle opzioni sul tavolo, a meno che il numero due della Casa Bianca Pence – che ha confermato la sua presenza all’insediamento di Biden il 20 gennaio e che non avrebbe più sentito Trump dai fatti di Capitol Hill – non dia il suo parere favorevole: il vicepresidente sarebbe però contrario a ricorrere all’emendamento, a meno che il tycoon non dia prova di ulteriori intemperanze. In caso di diniego di Pence, entro un giorno la Camera voterà la “risoluzione Ruskin”, ossia l’avvio della procedura di impeachment contro Trump. L’inquilino della Casa Bianca è accusato di aver istigato l’invasione del Congresso e di aver cercato di manipolare in modo fraudolento l’esito elettorale. La discussione alla Camera potrebbe avvenire tra giovedì e venerdì e salvo sorprese la mozione dovrebbe essere approvata. Tuttavia il via libera della Camera sarebbe solo l’inizio del percorso che porterebbe al processo da parte del Senato e al voto per rimuovere concretamente Trump dalla presidenza. I democratici dovrebbero quindi riuscire nella difficilissima impresa di trovare l’appoggio di almeno 17 senatori repubblicani (arrivando così alla maggioranza dei due terzi del Senato).

Impeachment “a tappe” – Secondo molti esperti, i tempi burocratici e logistici sono probabilmente troppo stretti perché una procedura di impeachment possa concludersi entro il 20 gennaio. Il capo dei democratici alla Camera James Clyburn ha suggerito che dopo l’approvazione della Camera il processo al Senato possa rimandato dopo i primi cento giorni della presidenza Biden, quelli generalmente considerati cruciali per avviare e impostare la nuova amministrazione. Lo slittamento in primavera permetterebbe al Senato di approvare i nuovi ministri, lasciando carta bianca all’azione di governo di Biden, che sarà chiamato a fronteggiare l’emergenza Covid. Una sorta di impeachment a tappe, dunque, per mezzo del quale Trump non verrebbe più rimosso in quanto già fuori dalla Casa Bianca, ma potrebbe essere interdetto dai pubblici uffici, impedendogli così di ricandidarsi a presidente nel 2024: questa sarebbe la soluzione preferita dallo stesso Biden, secondo cui una rimozione anticipata del presidente rischierebbe di esacerbare ulteriormente gli animi in un momento così delicato per la democrazia americana.