Qualcuno aveva ipotizzato di togliergli Twitter, ma anche con il telefono fisso Donald Trump è capace di provocare tensioni internazionali a raffica. Venerdì 27 gennaio il neopresidente avrebbe minacciato il premier messicano Enrique Pena Nieto di inviare soldati contro i “bad hombres” – le “persone cattive” –, che secondo lui imperverserebbero in Messico. Il giorno seguente il presidente americano avrebbe sbattuto il telefono in faccia al premier australiano Malcolm Turnbull: il colloquio tra i due doveva durare un’ora e invece è stato interrotto dopo soli 25 minuti.

Il motivo dello scontro – L’Australia fino ad ora ha rifiutato di accogliere i profughi provenienti illegalmente per mare in nome di una severa politica deterrente e li ha collocati in alcuni centri temporanei a Nauru e Papua Nuova Guinea. Obama si era impegnato ad accogliere 1250 di questi rifugiati e, durante la telefonata, il premier australiano deve aver ricordato a Trump l’accordo preso dal suo predecessore. Il neopresidente si è trovato quindi le mani legate con un alleato storico su una questione spinosa che potrebbe «ucciderlo politicamente»: queste le sue parole, riportate dal Washington Post, che svela i dettagli della telefonata. «Vuoi esportare negli Stati Uniti il prossimo attentatore di Boston», avrebbe anche accusato Donald Trump, riferendosi all’attentato compiuto nel 2013 durante una maratona da due terroristi ceceni.

Secretary of Defense Ash Carter and Australia's Prime Minister Malcolm Turnbull pose for a photo together at Pentagon on Jan. 18, 2016. (DoD photo by U.S. Army Sgt. First Class Clydell Kinchen)(Released)

Il premier australiano Malcolm Turnbull

Tra dichiarazioni ufficiali e indiscrezioni – Turnbull, dal canto suo, è stato cauto nelle dichiarazioni ufficiali che hanno fatto seguito alla chiamata: il premier australiano ha affermato di aver ringraziato Trump per onorare l’impegno di Obama, ha confermato che i rapporti con l’alleato oltreoceano restano molto forti e che è meglio mettere subito le cose in chiaro, confrontandosi lealmente e apertamente. Anche il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ha garantito che gli Stati Uniti manterranno la promessa fatta dalla precedente amministrazione.

Trump invece ha subito definito la telefonata «la peggiore fatta finora» e in un tweet ha attaccato l’amministrazione Obama per un accordo che definisce la peggiore intesa di sempre. Dopo le prime indiscrezioni su un Trump irritato che avrebbe sbattuto il telefono in faccia al premier Turnbull, alcune fonti autorevoli del governo australiano hanno confermato che la telefonata tra i due leader è stata particolarmente tesa e interrotta prima del previsto. Anche Turnbull a questo punto si è detto irritato che i dettagli della chiamata siano stati resi pubblici.

La chiamata con il Messico – Nel frattempo la Associated Press rivela i contenuti di un’altra chiamata che Trump avrebbe avuto con il presidente messicano Enrique Pena Nieto venerdì 27 gennaio. «Avete un sacco di “bad hombres” laggiù» avrebbe detto il neopresidente, aggiungendo: «Non state facendo abbastanza per fermarli. Penso che i vostri soldati abbiano paura. I nostri no, potrei inviarli laggiù per occuparsi della questione». La telefonata veniva dopo il decreto firmato da Trump per la costruzione del muro tra i due Paesi. Restano da chiarire i termini della minaccia: se Trump abbia ipotizzato solo un maggiore presenza militare sul confine o minacciato un intervento diretto nel Paese. La Casa Bianca non commenta e anche il governo messicano ha definito la ricostruzione un resoconto inaccurato.