Entrò la prima volta nel bagno delle donne quando ancora portava la parrucca. Era travestito da donna, con trucco e abiti femminili. Ma lei giura che, in quella circostanza, nessuno le avrebbe mai chiesto di andare nella toilette per soli uomini: «A volte, ci pensa la vita reale a trovare soluzioni di buon senso». Per Regina Satariano, responsabile del Consultorio Transgenere di Torre del Lago (Lucca), è la razionalità del quotidiano a mettere ordine dove ordine non c’è.
A poche ore dalla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di revocare le linee guida anti-discriminazione volute e varate da Barack Obama, che permettevano agli studenti transgender delle scuole pubbliche di utilizzare i servizi igienici e gli spogliatoi in base alla propria identità di genere, Satariano spiega come si regola una persona transessuale in Italia quando deve usufruire di un servizio pubblico. Che dovrebbe essere garantito a tutti, nella stessa misura.

Il caso Gardini-Luxuria. L’Italia iniziò a dibattere pubblicamente di questo tema quando, nel 2006, Elisabetta Gardini (allora deputata di Forza Italia) chiese di allontanare dalla toilette della Camera riservata alle donne Vladimir Luxuria (ex deputata di Rifondazione Comunista). Le proteste della parlamentare forzista non trovarono alcun accoglimento: per i Questori le scelte relative alla propria identità sessuale appartenevano soltanto alla sfera personale dell’individuo e, come tali, andavano rispettate.

La situazione italiana oggi. «In Italia non c’è una legislazione vera e propria sul tema: ci sono diverse sentenze che variano da un tribunale all’altro. Personalmente spero che la Cassazione si esprima presto sulla questione: qui non si tratta più di maschi o di femmine, ma di persone», spiega Satariano, che da otto anni è responsabile del secondo consultorio italiano per persone transessuali. «La questione del bagno è, a mio parere, ridicola: nel quotidiano le ragazze trans vanno tranquillamente nel bagno delle donne (e viceversa, ndr) anche se non c’è, di fatto, una regola che lo permetta».

Congelati tra due mondi. Anche secondo il M.I.T. (Movimento Identità Transessuale), nel nostro Paese nulla regola le condizioni delle persone transessuali. A disciplinare l’uso dei bagni, degli spogliatoi e delle camere d’ospedale sono i documenti. Con rettifica dei dati anagrafici, infatti, il processo può facilitarsi ma può rivelarsi molto lento, lasciando le persone in una condizione a rischio. Congelati tra due mondi. «In alcune scuole superiori in Italia, agli adolescenti trans è permesso, prima di accedere alla palestra, di potersi cambiare nei bagni per non provare il disagio di svestirsi di fronte agli altri», racconta ancora Satariano.

Differenziare è un passo indietro. Secondo la responsabile del consultorio toscano, proporre una toilette per soli trans sarebbe un passo indietro per tutte le conquiste fatte dalla comunità dopo anni di battaglie civili: «Differenziare è solo nocivo: è necessario trovare una formula che possa essere per tutti, senza dimenticare che i transessuali sono, prima di tutto, persone. Sempre».