Ventiquattro ore per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina. Questa la promessa ripetuta insistentemente in campagna elettorale dal futuro presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Se questa verrà mantenuta lo scopriremo a gennaio, intanto il 27 novembre è stato nominato un inviato speciale per la risoluzione del conflitto. Lo ha annunciato il leader repubblicano sul suo social Truth, affermando: «insieme renderemo il mondo di nuovo sicuro». Si chiama Keith Kellogg, ha 80 anni ed è membro dell’America First Policy Institute, think tank fondato nel 2021 per promuovere l’agenda politica trumpiana. Ha ricoperto diverse posizioni durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, tra cui quella di capo dello staff del Consiglio di sicurezza nazionale.

La strategia – L’obiettivo è costringere Russia e Ucraina a trattare mettendo i due Stati alle strette. Niente più aiuti militari all’Ucraina, dunque, se questa non partecipa ai colloqui di pace con la Russia. Allo stesso tempo la minaccia arriva anche a Mosca: un rifiuto a sedersi al tavolo delle trattative significherà un aumento del sostegno militare americano a Kiev. L’adesione ucraina alla Nato per ora è invece fuori dal tavolo della discussione. Tuttavia a luglio il segretario generale Jens Stoltenberg era stato chiaro sull’impegno politico e diplomatico della Nato per quanto riguarda l’ammissione dell’Ucraina, definendola «un processo irreversibile», che avrebbe retto dunque anche ad un cambio di leadership.

Gli attacchi nella notte – Mentre i vertici della politica internazionale discutono sulle prossime mosse, continuano i bombardamenti russi. Le ultime notizie parlano di attacchi avvenuti nella notte in territorio ucraino. «100 droni e 90 missili», ha riportato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram. Sono state le infrastrutture energetiche del Paese ad essere prese di mira, causando blackout in molte regioni e lasciando centinaia di migliaia di utenti senza elettricità. In totale negli ultimi due giorni sono stati lanciati 100 missili e 466 droni, come riportato dallo stesso Putin. I massicci attacchi, afferma il leader, sono una risposta al lancio sulla Russia di missili a lungo raggio americani.