Sabato 2 febbraio forze miliari statunitensi hanno effettuato attacchi aerei in Somalia contro militanti dello Stato Islamico. È la prima azione di questo tipo da quando Donald Trump è entrato in carica. Nelle stesse ore, il presidente americano ha telefonato all’omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi: i due Paesi intendono impegnarsi per raggiungere una «pace permanente» nella regione.

L’attacco – «Questa mattina ho ordinato un raid aereo di precisione contro uno dei leader dell’Isis e altri terroristi in Somalia», ha annunciato Donald Trump sul suo social Truth. «Gli assassini minacciavano gli Stati Uniti e i nostri alleati», ha aggiunto precisando che: «gli attacchi hanno distrutto le caverne in cui vivevano e ucciso molti terroristi senza danneggiare in alcun modo i civili». Subito dopo le accuse al predecessore: «Biden e i suoi amici non hanno portato a termine il lavoro. L’ho fatto io!». Esplicito poi il messaggio all’Isis e a chiunque progetti attacchi contro americani, all’estero o in patria: «vi troveremo e vi uccideremo!». Il presidente non ha tuttavia fornito il nome, né ha confermato la morte del bersaglio. Maggiori dettagli nel comunicato stampa del nuovo ministro della Difesa, Pete Hegseth, che parla di diversi miliziani uccisi, anche di alto rango, e svela il luogo del raid: i Monti Golis, nel nord della Somalia.
A poche ore dall’attacco, il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud si è schierato a favore dell’attacco esprimendo: «profonda gratitudine per il sostegno incrollabile dell’America nella nostra lotta comune contro il terrorismo».

La telefonata con l’Egitto – In contemporanea con il raid nel Corno d’Africa, il rinnovato attivismo di Donald Trump si è fatto sentire anche in Medio Oriente. Il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha ricevuto una telefonata dalla Casa Bianca in cui sono state discusse le condizioni geopolitiche della regione: il Cairo ha un ruolo di primo piano sia nel dossier sulla pirateria somala, sia in quello che riguarda l’accordo di pace in Palestina.
Nell’incontro telefonico, Al-Sisi ha assicurato che la comunità internazionale «conta sulla capacità di Trump di raggiungere un accordo di pace permanente e storico» in Medioriente.