Per la guerra tra Ucraina e Russia spunta una possibile tregua tra Washington e Mosca. Trump si dice fiducioso, Putin sembra essere favorevole, a patto di nuove elezioni in Ucraina nel 2025. Ma Zelensky? In questa situazione ipotetica il presidente ucraino non è stato interpellato, da qui la sua risposta nell’intervista a Associated Press: «Parlare di pace senza di noi manderebbe un segnale davvero pericoloso».

Le elezioni – Trump vuole dimostrare come le sue promesse non siano solo parole e quel «porrò fine alla guerra il prima possibile» ora comincia a riecheggiare nelle orecchie del tycoon. La conversazione con Putin è stata proficua, come definito dalle stesso presidente, e Mosca sembra essere d’accordo sulla tregua. Ci sono, però, condizioni da rispettare. La Casa Bianca sembra essere sensibile alle richieste del Cremlino e la clausola di nuove elezioni, a tregua siglata, potrebbe esserne la prova. A tre anni dall’inizio del conflitto, la linea sfruttata dalla Russia per giustificare l’intervento militare resta quella della “denazificazione” e i colpevoli principali resterebbero i membri del governo. Primo tra tutti Zelensky, di cui ora Putin chiede la destituzione in quanto presidente illegittimo. Le elezioni si sarebbero dovute tenere nel 2024, ma con lo scoppio della guerra nel 2022 era entrata in vigore la legge marziale che prevede la sospensione del voto popolare e di tutto il processo decisionale. Ora il Cremolino chiede che la democrazia faccia il suo corso. Le posizioni tra Russia e Usa sono ancora distanti, ma, come dichiarato da una fonte diplomatica del G7 a Kiev, Trump e Putin sarebbero d’accordo su un punto: «Togliere di mezzo Zelensky».

La reazioni – «Russia e Usa possono avere le loro relazioni, ma al tavolo della pace dovrebbe esserci anche una voce dell’Europa» ha commentato Zelensky dopo le indiscrezioni sulla trattativa “segreta”. Il presidente continua a sognare anche l’uso di un contingente europeo di pacificatori, i caschi blu già visti nei territori di conflitto o a rischio, pur sapendo che ciò sarebbe difficile da realizzare. Intanto la Nato, nella figura del suo segretario generale Mark Rutte, ha promesso un incremento dell’aiuto militare europeo affinché «l’Ucraina non perda». Sul versante russo, il Cremlino non ha utilizzato mezzi termini e secondo Putin i leader dei paesi europei «si metteranno ai piedi del padrone (Trump n.d.r.) scodinzolando teneramente».

I raid – Mentre al tavolo si dibatte per la pace, sul campo i raid continuano e la guerra va avanti. Nella notte del 3 febbraio 2025, i droni ucraini hanno preso di mira gli impianti energetici nelle regioni di: Volgograd, antica Stalingrado, Rostov e Astrakhan, posizionate nella parte a sud della Russia meridionale. I Presidenti dei rispettivi paesi, intanto, scaricano la colpa degli attacchi di venerdì, 31 gennaio, sulla scuola di Sudzha, nella regione russa di Kurs. La zona è attualmente occupata dagli ucraini e i raid hanno ucciso almeno 4 civili. Le autorità di Mosca hanno respinto le accuse e aperto un provvedimento contro un comandante ucraino, ritenuto, da loro, il vero responsabile. Nella mattina del 3 febbraio, inoltre, l’esplosione di un granata, in un ufficio residenziale a Mosca, ha colpito Arem Sargsyan, il fondatore di un battaglione di combattenti filorussi nel Donbass. (per leggere la notizia)