
La speaker della Camera Nancy Pelosi firma il documento di impeachment EPA/SHAWN THEW
Donald Trump è stato messo di nuovo in stato di accusa dalla Camera dei rappresentanti. E ha così segnato la storia americana come primo presidente a finire due volte sotto impeachment dopo che nel 2019 era stato assolto dall’abuso di potere. La nuova imputazione è arrivata in tempi record e con un’assemblea pressoché compatta: a una settimana dall’assalto di Capitol Hill, con 232 voti favorevoli (di cui 10 repubblicani) contro 197 contrari. Tra le accuse quella di incitamento all’insurrezione per aver istigato i suoi sostenitori a impedire la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali.
Le modalità – La messa in stato di accusa del Presidente degli Stati Uniti è riconosciuta dalla Costituzione americana (articolo II, sezione 4) per tradimento, concussione o altri crimini gravi. Nello specifico, l’articolo prevede che possano essere soggetti a impeachment il presidente, il vicepresidente, i membri del gabinetto presidenziale, i funzionari di nomina della Casa Bianca e gran parte dei giudici, compresi quelli della Corte suprema. È la Camera dei rappresentanti ad avere il potere di far scattare il provvedimento. La richiesta può essere inoltrata da un suo membro o può partire dall’autorizzazione a un’indagine preliminare. Si redigono quindi alcuni articoli di legge, da intendere come vere e proprie accuse. Che diventano però formali soltanto con il voto, prima della Commissione di giustizia e poi della stessa Camera. Si passa quindi al Senato degli Stati Uniti, dove avviene il processo vero e proprio: la condanna comporta la rimozione dalla carica. Nel caso l’imputato sia l’inquilino della Casa Bianca, è il presidente della Corte Suprema a guidare l’udienza. L’impeachment va a buon fine solo con una maggioranza qualificata di due terzi e potrebbe comportare anche l’interdizione da qualsiasi carica pubblica, onorifica, fiduciaria o retribuita.
La storia – In tutta la storia degli Stati Uniti le procedure d’impeachment iniziate dalla Camera sono state oltre 60. Di queste, meno di un terzo ha portato ad accuse formali. E solo otto giudici federali sono stati rimossi dal loro incarico dopo il voto del Senato. Un rapporto che denota non solo lo scarso utilizzo della procedura nel sistema statunitense, ma soprattutto lo scarso numero di condanne. Prima di Donald Trump, gli unici due presidenti americani inquisiti (ma non condannati) sono stati Andrew Jonhson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998. Johnson per aver tentato di rimuovere dall’incarico il ministro della Guerra senza passare per il Congresso. Clinton invece per aver testimoniato il falso sulla sua relazione con la stagista Monica Lewinsky. Anche Richard Nixon ha rischiato di finire sotto impeachment per presunto abuso di potere nel 1974 nell’ambito dell’affare Watergate. La dimissioni del presidente hanno però preceduto la messa formale in stato di accusa. Quanto a Trump, la sua prima volta riguardò le eventuali pressioni esercitate sul governo ucraino perché mettesse nei guai il figlio del suo rivale (e ora successore) Joe Biden.
Prospettive – Un’eventuale condanna per impeachment di Donald Trump rappresenterebbe dunque un unicum nella storia degli Stati Uniti. Inoltre il processo difficilmente si svolgerà prima del 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. In caso di condanna, dunque, la conseguenza potrebbe essere solo l’interdizione di Trump dai pubblici uffici, il che gli impedirebbe di candidarsi alle presidenziali del 2024. Oltre a dare un segnale al partito repubblicano e ai sostenitori di The Donald. Anche l’assalto di Capitol Hill è stato però un evento insolito: l’insurrezione scatenata dall’appello del presidente uscente è il primo attacco al Congresso degli Stati Uniti dal 1814. Da parte degli inglesi. Un nemico esterno, che certo non fu istigato dalla Casa Bianca.