A sole due settimane dalla sua elezione a presidente degli Stati Uniti, da oltreoceano Donald Trump fa sobbalzare il primo ministro inglese Theresa May. In un tweet pubblicato ieri sera, lunedì 21 novembre, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha scritto: «A molte persone piacerebbe vedere Nigel Farage rappresentare la Gran Bretagna come ambasciatore negli Stati Uniti. Farebbe un lavoro straordinario!».

Il premier inglese Theresa May, dal 10 di Downing street si è affrettata ad affermare che la nomina di un nuovo ambasciatore inglese per Washington è un problema che non si pone, visto che ce n’è già uno eccellente. Coincidenza, un altro Nigel: Sir Nigel Kim Darroch, classe 1954 e ambasciatore per conto di Sua Maestà dal gennaio di quest’anno.

Ma l’imbarazzo è evidente. È la prima volta che un neoeletto presidente degli Stati Uniti, che oltretutto non si è ancora insediato alla Casa Bianca, suggerisce a un leader europeo di nominare come ambasciatore (una delle cariche diplomatiche più importanti per il mantenimento dei rapporti fra i due stati) un leader dell’opposizione. E non uno qualsiasi, ma una delle personalità più controverse dell’Europa contemporanea e uno dei maggiori fautori della Brexit che adesso la May si trova a dover gestire. Inoltre per la Gran Bretagna non è mai facile dire di “no” agli Stati Uniti. La special relationship, termine coniato all’indomani della seconda guerra mondiale da Winston Churchill, consiste in un’alleanza e in una cooperazione fra i due Paesi tutt’ora presente e che rischia di trasformare il “capriccio” di Trump in una frattura diplomatica.

Con il suo tweet di endorsement a Nigel Farage come (im)probabile ambasciatore inglese negli Stati Uniti, Donald Trump ha dunque colto di sorpresa tutti. Compreso il suo stesso destinatario, che ha definito il messaggio come «a bolt from the blue», un fulmine a ciel sereno, aggiungendo che non vede sé stesso come la tipica figura diplomatica. Anche se, afferma maliziosamente Farage, di normale non c’è nulla («this is not the normal course of events»).

D’altra parte è nota la stima reciproca fra il biondo repubblicano e Nigel Farage, deputato europeo ma euro-scettico, nonché leader storico ma adesso ad interim del partito per l’indipendenza del Regno Unito (UK Independence Party, Ukip). Il britannico era stato il primo politico del vecchio continente a entrare, fra sorrisi raggianti e strette di mano, nella dorata Trump Tower per congratularsi con il neoeletto Donald. Era il 12 novembre scorso, appena quattro giorni dopo la vittoria su Hillary Clinton. E mentre alcuni leader europei stavano ancora metabolizzando la disfatta della favorita (ormai ex) candidata democratica, Farage si crogiolava fra le numerose buone idee di Trump, convincendosi sempre più che “sarà un buon presidente”.

Ma ora Nigel Farage sembra farsi più diplomatico sul social. Dopo aver retwittato il messaggio di Donald Trump, il leader dell’Ukip dichiara «di conoscere da anni alcuni membri del team di Trump e di essere in buoni rapporti con il presidente eletto, tale da poter fornire aiuto». Prossimo a un trasferimento negli States? Forse un pensierino ce lo sta facendo.