Prima sembravano tre, poi quattro. Sono i numeri, ancora incerti, dei morti italiani nel massacro di Tunisi del 18 marzo. Le autorità tunisine parlano di quattro persone di nazionalità italiana rimaste vittime dell’attentato ma il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni smentisce: “Due non sono vittime ma feriti”. Ci sarebbero però anche due donne disperse che, nel caso fossero accertate come vittime, farebbero salire di nuovo il conto a quattro.

La Farnesina da ieri lavora per arrivare a un bilancio certo e avvisa: “Uno dei feriti è molto grave”. E, nel clima di incertezza generale, lancia un avvertimento: gli Italiani devono allontanarsi dal deserto e dai confini tunisini. Una beffa quasi, se si guardano gli annunci dello scorso febbraio che parlavano di “un graduale miglioramento delle condizioni di sicurezza nelle grandi città della Tunisia”.

Le vittime accertate sono quindi due, entrambe piemontesi. Si tratta di Orazio Conte, informatico torinese di 54 anni, e Francesco Caldara, 64 anni da Novara, uccisi entrambi dai colpi di kalashnikov degli attentatori jihadisti. I due uomini erano in viaggio sulla nave da crociera Costa Fascinosa con le rispettive compagne, entrambe ferite ma sopravvissute. Proprio la moglie di Conte, Carolina Bottari, dipendente del Comune di Torino, è stata la prima a mettersi in contatto con l’Italia durante l’attentato. “Sparano, aiutateci”, avrebbe detto, poi la linea si interrompe, non si sa più nulla fino a quando dall’ospedale di Tunisi  arriva la notizia che è stata operata ed è fuori pericolo.

Risultano ancora disperse Antonella Sesino, un’altra dipendente dell’amministrazione torinese, e Giuseppina Biella, di 70 anni da Meda. Sono ore di ansia e apprensione in cui la Farnesina è in contatto con le famiglie che aspettano notizie. Così come aspettano notizie i famigliari dei feriti ricoverati all’ospedale di Tunisi. C’è Alberto Di Porto, che a 71 anni con 3 bay-pass è vivo per miracolo. Si è rifugiato su un terrazzino del museo con la moglie mentre nella stanza vicina “c’era l’inferno”. C’è Bruna Scherini, anche lei come gli altri arrivati a Tunisi per una crociera di piacere, che è stata ferita solo di striscio dai colpi.

E mentre la situazione a Tunisi deve ancora definirsi con chiarezza, Gentiloni ribadisce:” Siamo concentrati sulla minaccia del terrorismo”, anche se l’Italia non è in allerta perché non ci sono minacce dirette.