Le proteste nelle strade di Istanbul (foto Ansa)

A Istanbul continuano le proteste e gli scontri con la polizia. Secondo fonti del quotidiano turco Hurriyet, martedì mattina un giovane manifestante è stato colpito al volto da un proiettile di gomma e ha perso un occhio.

Per quattro giorni consecutivi la Turchia laica è scesa in piazza contro il governo di Tayyip Erdogan, accusato di voler islamizzare il Paese. Tutto è cominciato venerdì 31 maggio, con l’occupazione da parte di un gruppo di cittadini di Istanbul del parco Taksim Gezi, uno degli ultimi polmoni verdi della città. Obiettivo iniziale dell’occupazione era resistere contro la demolizione del parco, ma ben presto la protesta si è allargata all’intera azione del governo guidato da Tayyip Erdogan.

Durante le proteste contro la distruzione del parco, che nei progetti dell’AKP (il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo del premier Erdogan) dovrebbe lasciare il posto a un centro commerciale, una caserma e una moschea, sono morti già tre manifestanti. L’ultimo è un ragazzo di 22 anni, Abdullah Comert, deceduto in ospedale dopo esser stato ferito alla testa nella provincia di Hatay, nel sud del Paese. Lo ha reso noto l’ufficio del governatore locale, citato dall’emittente Ntv. Secondo altri manifestanti il giovane era stato raggiunto da un colpo sparato dai poliziotti. La vittima era un militante del movimento giovanile del Partito repubblicano popolare (Chp), la principale forza d’opposizione laica al governo filo-islamico di Tayyp Erdogan.

Il premier turco, che lunedì sera aveva parlato di “ritorno alla calma” ed era stato subito smentito dai manifestanti tornati a riempire piazza Taksim, oggi dovrà invece affrontare la mobilitazione del mondo del lavoro. Uno dei sindacati più grandi della Turchia, la Confederazione sindacale dei lavoratori pubblici (Kesk, che ha 200.000 iscritti), ha proclamato uno sciopero di 48 ore.

Uno “sciopero di avvertimento” al governo contro “lo stato di terrore applicato contro i numerosi manifestanti”, ha spiegato Ismail Hakki Tombulti, segretario generale del Kesk.

Davide Gangale