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«In questa città tutti aspettano costantemente la morte. Vorrei solo non avere così tanta paura». La testimonianza su Facebook di una cittadina di Mariupol, Nadezda Sukhorukova, descrive la devastazione causata dall’assedio russo sulla città portuale ucraina. Sono ore decisive per Mariupol, dopo il rifiuto delle autorità ucraine di consegnarla e arrendersi davanti all’ultimatum di Mosca. L’offensiva si sta intensificando sempre di più: i media ucraini riportano «bombe ogni dieci minuti» provenienti da carri armati, artiglieria e anche dal mare, con i russi che si affidano alle navi per aggirare l’efficienza della contraerea ucraina. La resa della città era la condizione di Mosca per acconsentire all’evacuazione dei civili. In centinaia di migliaia sono bloccati senza cibo, acqua o medicine, con interi quartieri rasi al suolo e la gente che è costretta a cibarsi di animali selvatici per sopravvivere. Una situazione che l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha definito «un immenso crimine di guerra. Questa è la distruzione di un Paese senza considerazione delle leggi della guerra».

La capitale – La conquista di Mariupol consentirebbe a Putin di avere il controllo dell’intero mar d’Azov e, potenzialmente, di aprire trattative di pace senza il timore di apparire sconfitto davanti all’opinione pubblica del suo Paese, ma il vero obiettivo della Russia, secondo l’intelligence britannica, resterebbe la capitale Kiev. Nella notte fra il 20 e il 21 marzo, una nuova ondata di bombardamenti russi ha provocato otto vittime tra i civili. Gli aerei hanno colpito l’area residenziale del distretto di Podolsk, nella zona nord-ovest, e distrutto un centro commerciale: i vigili del fuoco sono riusciti a spegnere l’incendio all’interno del palazzo da dieci piani e ora sono alla ricerca di sopravvissuti o ulteriori vittime. Nella mattina di oggi, 21 marzo, il sindaco della capitale, Vitali Klitschko, ha annunciato un nuovo coprifuoco per la città, da stasera fino alla mattina di mercoledì 23: nella previsione di una nuova offensiva, ha chiesto a tutti «di rimanere a casa o nei rifugi».

Pericolo chimico – In mattinata sono suonate le sirene antiaereo anche a Leopoli, per la terza volta in dodici ore. A Odessa, l’amministrazione militare racconta che navi russe avrebbero aperto il fuoco «in modo indiscriminato» su edifici residenziali. Invece a Sumy, nel nord-est dell’Ucraina, a seguito di corpi di artiglieria nella notte ci sarebbe stata una perdita di ammoniaca in un impianto chimico, rendendo l’area circostante potenzialmente pericolosa per la salute: un allarme però rientrato in mattinata senza rischi per la popolazione secondo il sindaco Dmytro Zhyvytskyiy. A detta del ministero della Difesa russo la perdita sarebbe invece una «provocazione pianificata da parte delle forze ucraine».

80 morti a Rivne – In attesa di nuovi progressi nei negoziati, che al momento sembrano in fase di stallo, il Cremlino, tramite il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, ha annunciato che non sarà presa in considerazione l’ipotesi di un cessate il fuoco durante le trattative. Intanto i militari russi rivendicano di aver colpito un «centro di addestramento per mercenari stranieri e unità nazionaliste ucraine» nella regione di Rivne: i missili avrebbero ucciso 80 persone. Il conflitto procede inoltre anche sul campo della propaganda, in particolare sui social media. Nella notte alcuni hacker avrebbero infiltrato Vkontakte, il principale social network russo, e inviato dall’account ufficiale della piattaforma informazioni sulla guerra, incluse le difficoltà dell’esercito di Mosca e il bombardamento di infrastrutture civili.