Sul fronte nord-ovest si stanno combattendo le battaglie decisive per il destino della capitale ucraina. Irpin, Bucha, Horenk, Vorzel: tutte città che svolgono un ruolo chiave per la conquista di Kyiv, dove continuano incessanti da giorni i colpi d’artiglieria. Nella zona è concentrato il grosso dell’esercito russo che prepara la manovra a tenaglia sul cuore del Paese. Nonostante questo, la Bbc riferisce di come «l’invasione russa si sia ampiamente bloccata su tutti i fronti». Secondo l’emittente britannica le forze russe negli ultimi giorni avrebbero ottenuto «progressi minimi sia via terra che via mare e persino nello spazio aereo, a fronte di ingenti perdite tra le loro fila». Intanto il presidente americano Joe Biden firma un pacchetto di 900 milioni di dollari in aiuti militari a favore dell’Ucraina, in arrivo nei prossimi giorni.

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Il presidente Joe Biden mentre annuncia gli aiuti militari a Kiev. (Foto di Patrick Semanski – Ansa)

Le armi Usa – Dai “droni kamikaze” ai sistemi anti-missile a lungo raggio S-300, ma anche Stinger, Javelin e 20 milioni di munizioni. Il nuovo pacchetto di aiuti militari di Washington annunciato dal presidente Biden potrebbe dotare le forze ucraine di molti armamenti fondamentali per difendersi dalla potenza bellica del Cremlino. Gli S-300, in particolare, garantirebbero una maggiore portata dei missili lanciati contro gli aerei russi.
Arriveranno anche 100 droni Switchblade – bombe volanti telecomandate dotate di telecamera – in grado di colpire a corto raggio, assieme a 800 Stinger – lanciarazzi a spalla portatili – già utilizzati efficacemente dall’esercito di Kiev contro elicotteri russi e jet a bassa quota, e 2.600 Javelin –  le armi anticarro con un sistema di guida automatica a infrarossi – che si andranno ad aggiungere ai circa 17mila già ricevuti dagli alleati occidentali. Infine saranno distribuiti  anche quattromila lanciarazzi anticarro AT4 e settemila armi di tutti i tipi, tra cui 100 lancia granate, cinquemila fucili, mille pistole, 400 shotgun e altrettante mitragliatrici. In aggiunta anche 20 milioni di proiettili e munizioni per armi leggere conformi agli standard russi e Nato e 25mila giubbotti antiproiettile ed elmetti. In occasione dell’annuncio di questa nuova tranche di aiuti all’Ucraina, Biden ha definito Vladimir Putin un «criminale di guerra». Un’affermazione che non è passata inosservata dalle parti di Mosca. Il Cremlino ha commentato la vicenda definendo quelle del leader americano «parole inaccettabili e imperdonabili». Il confronto si è ulteriormente inasprito con l’aggravarsi della crisi umanitaria nelle città ucraine, soprattutto dopo le vicende dell’ospedale e del teatro di Mariupol.

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Carri armati russi schierati in territorio ucraino. (Foto di Yuri Kochetkov – Ansa)

Perdite civili – Il 9 marzo c’è stato l’attacco russo all’ospedale pediatrico, una settimana dopo il bombardamento del teatro di Mariupol. Al momento dell’attacco, all’interno dell’edificio, trasformato in bunker, ci sarebbero state 1.200 persone secondo le autorità locali, mentre la ong Human Rights Watch riporta la presenza di 500 civili, senza escludere la possibilità di un obiettivo militare nell’area. Nelle immagini satellitari precedenti alla distruzione era possibile leggere due scritte “bambini” in caratteri cirillici davanti e dietro la struttura. La città portuale sul mar Nero si ritrova sotto assedio da giorni e le telecomunicazioni e la distribuzione di elettricità, acqua e riscaldamento sono stati quasi completamente interrotti. Il sindaco Vadym Boychenko ha commentato la tragedia con un video pubblicato sul canale Telegram del consiglio comunale: «Questa è una terribile tragedia, non lo perdoneremo mai. Ma non ci arrenderemo». Nel bombardamento sarebbe stato colpito anche il palazzo della piscina Neptune dove si rifugiavano solo donne in gravidanza e bambini piccoli.
Il Cremlino anche in questo caso ha negato ogni responsabilità, incolpando i nazionalisti paramilitari ucraini del battaglione Azov. La situazione si fa sempre più disperata anche nell’ospedale pediatrico della città, sotto il controllo dei russi, dove da giorni i soldati tengono prigioniere nelle cantine e nei laboratori sotterranei più di 500 persone tra civili, medici e pazienti. Secondo fonti ucraine l’esercito invasore utilizza le infermiere come scudi umani per proteggersi dai cecchini appostati sui tetti dei palazzi adiacenti e non permette a nessuno di lasciare l’edificio. Tutta la zona adiacente è stata minata e si sono già verificati casi di tentativi di fuga finiti in tragedia, con l’uccisione di alcuni infermieri raggiunti dalle pallottole russe.

Sirene antiaeree – A Kiev, dove è ancora in vigore il coprifuoco di 35 ore imposto dal premier Volodymyr Zelenskyy, le sirene per i raid antiaerei hanno ripreso a suonare nella notte. Verso le 5:00 locali, i resti di un missile da crociera abbattuto dalla contraerea hanno colpito un edificio residenziale incendiando un grattacielo nel distretto di Darnytskyi, causando un morto e tre feriti. Nella giornata del 16 marzo, 53 civili sono stati uccisi nei bombardamenti russi a Chernihiv, nel nord dell’Ucraina vicino al confine bielorusso e un missile ha spazzato via 10 persone mentre si trovavano in fila per il pane. La testimonianza dell’accaduto è stata confermata da un video della testata locale Chernihiv Suspilne, girato col telefonino da un reporter pochi istanti dopo la tragedia. Infine in giornata è stata colpita anche la città di Merefa, nella regione di Kharkiv, dove un edificio a due piani è stato parzialmente distrutto da alcune bombe, che hanno provocato un incendio mietendo vittime tra i militari ucraini. Il ministro della Difesa ucraina Oleksii Reznikov in collegamento con il parlamento europeo ha tracciato un bilancio degli effetti finora prodotti dall’invasione russa sul territorio. «In tre settimane sono state distrutte 400 scuole, 110 ospedali e più di 1000 edifici residenziali. Anche le operazioni di soccorso vengono impedite, intere famiglie vengono rapite e uccise, uccidono i preti e i sindaci che non collaborano. Oggi la Russia ha l’unico scopo di distruggere l’Ucraina».

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Il premier ucraino Volodymyr Zelensky durante il meeting con alcuni leader europei (Foto di Andrzej Lange – Ansa)

Guerra digitale – Nelle ultime ore Meta e Youtube hanno rimosso e segnalato un video fake che circolava online in cui compariva il presidente ucraino Zelensky mentre parlava su un podio con lo stemma ucraino esortando le truppe del suo paese ad arrendersi. Una contraffazione ad hoc resa possibile grazie alla tecnologia deepfake – tecnica che permette di assumere in video le sembianze di un’altra persona tramite gli algoritmi dell’intelligenza artificiale – unica nel suo genere: è la prima volta che viene utilizzato un simile espediente per diffondere disinformazione durante un conflitto armato. In una serie di post su Twitter, Nathaniel Gleicheril capo della politica di sicurezza di Meta, ha scritto che la società ha individuato e rimosso il video. Un portavoce di Twitter ha affermato che la società sta monitorando il modo in cui il video viene condiviso sul social network e ha intrapreso “azioni” nei casi in cui sono state violate le regole della piattaforma. Lo stesso Twitter ha rimosso a sua volta oltre 50mila contenuti fake sulla guerra, eliminando più di 75mila account che diffondevano notizie fuorvianti. Lo stesso Zelensky ha pubblicamente dichiarato falso il video su Instagram.