Il presidente ucraino Petro Poroshenko

Il presidente ucraino Petro Poroshenko

Non regge il “cessate il fuoco” siglato il 6 settembre scorso nell’est dell’Ucraina. I dati dell’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani hanno confermato altri mille morti a seguito della tregua. Così, in totale sono 4.317 le vittime e quasi 10 mila i feriti dallo scoppio del conflitto, a metà aprile 2014.

La situazione è ancora molto critica. Il 19 novembre un convoglio di osservatori Osce è stato preso di mira da alcuni soldati ucraini nei pressi della città di Marinka, all’interno dei territori controllati direttamente da Kiev. Stando ai resoconti, gli ispettori erano diretti verso la roccaforte separatista di Donetsk, ma lungo il tragitto un soldato ucraino ha sparato alcuni colpi verso i mezzi di trasporto dei commissari. Attualmente gli ufficiali Ocse hanno abbandonato la zona per motivi di sicurezza.

L’episodio cade a ridosso di alcuni importanti incontri diplomatici che vedranno al centro la crisi ucraina. Il 20 novembre il presidente ucraino Petro Poroshenko è in Moldova, ospitato dal premier Iurie Leanca, per incontrare una delegazione di connazionali fuggiti a causa della conflitto.

Il 21, invece, Poroshenko sarà nuovamente in Ucraina per un vertice con il vicepresidente americano Joe Biden. Al centro delle discussioni proprio le recenti violazioni russe del cessate il fuoco, stabilito a Minsk, in Bielorussia. Sul sito dell’ambasciata americana a Kiev, è scritto che Biden si congratulerà anche per il successo democratico delle passate elezioni parlamentari. Un modo per rafforzare la leadership di Poroshenko e provare a favorire la rapida formazione di un governo stabile.

Alessio Chiodi