Database ministeriali, progetti d’armi, il sito web del colosso dell’energia Gazprom, quello del Cremlino, l’agenzia stampa Tass. Per ultimo, le ferrovie bielorusse. Nessuno sembra poter sfuggire ad Anonymous: il collettivo internazionale di hacktivisti (hacker attivisti). Sarebbero almeno 300 i siti internet di compagnie, banche e media statali russi resi irraggiungibili da quando Putin ha deciso di invadere l’Ucraina. «Tango down»: bersaglio colpito, è la dicitura ufficiale quando un altro portale cede agli attacchi cibernetici. Una guerra che si intreccia a quella che occupa le strade ucraina, alla quale si stanno avvicinando anche i colossi dei social Meta e Twitter.
#OpRussia – «Tutti i servizi sono fuori uso. Resteranno disattivati finché le forze russe non lasceranno il territorio della Bielorussia», recita un tweet pubblicato da uno degli utenti vicino al collettivo, il quale ha poi confermato attraverso il profilo ufficiale che l’attacco è stato eseguito da uno dei suoi collaboratori. Una mossa che va a rompere la barriera tra mondo digitale e realtà. Il nome in codice è #OpRussia, operazione Russia, e si è già mostrata negli ultimi giorni a chi non naviga nel web. Alcuni canali della Tv russa, infatti, hanno trasmesso per diversi minuti video girati in Ucraina, nelle città sotto assedio. Immagini di militari che attaccano la popolazione indifesa, persone costrette a scappare, disperazione. La realtà che non viene mostrata ai cittadini russi se non violando il sistema.
— Anonymous (@YourAnonNews) February 27, 2022
Un messaggio per Putin – La sfida lanciata a Putin da Anonymous è stata ufficializzata dal video che gira sul web da alcune ore: «Presto conoscerà la furia degli hacker di tutto il mondo». Una figura incappucciata e con il volto coperto da una maschera ha dichiarato guerra alla Russia, promettendo una mobilitazione mai vista prima. Spesso definiti «pirati informatici», a volte anche «terroristi», far parte del gruppo degli Anonymous non è poi così difficile: basta aderire al loro manifesto di tutela della libertà di pensiero ed espressione. E avere a portata di mano una maschera di Guy Fawkes, il cospiratore cattolico che tentò nel 1605 di assassinare Giacomo I d’Inghilterra nella notte della congiura delle polveri, l’impresa che ispirò Alan Moore e David Lloyd per il loro graphic novel V for Vendetta.
#Anonymous message to Vladimir Putin pic.twitter.com/eIy9YpDvM5
— Anonymous (@LatestAnonPress) February 27, 2022
I colossi si mobilitano – Non solo hacktivisti, però. Anche Meta, il colosso capitanato da Mark Zuckerberg, ha deciso di scendere in campo. In meno di 48 ore, oltre 40 account e gruppi che operavano dalla Russia e dall’Ucraina sono stati rimossi. A muovere la società che controlla anche Facebook sono stati i recenti attacchi di un gruppo hacker che è riuscito a violare i profili di personaggi pubblici ucraini, anche di funzionari militari, politici e giornalisti. Nel mirino di Meta sembra esserci finito Ghostwriter: un gruppo hacker nato in Russia che, come riportato dall’agenzia stampa Reuters, avrebbe tentato di pubblicare video che ritraggono le truppe ucraine pronte alla resa con tanto di bandiera bianca. L’uccellino cinguettante non è da meno. Un portavoce di Twitter ha fatto sapere di aver sospeso una dozzina di account che violavano le regole contro la manipolazione della piattaforma, che ad oggi è il canale di comunicazione più usato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I social scendono quindi in campo, due giorni dopo che Elon Musk, rispondendo al vice primo Ministro Mykhailo Fedorov, ha annunciato di aver messo a disposizione dei cittadini ucraini il servizio Starlink: una costellazione di oltre 20mila satelliti che permettono la connessione a internet a livello globale.
Starlink service is now active in Ukraine. More terminals en route.
— Elon Musk (@elonmusk) February 26, 2022
Armi informatiche – «Se questa guerra non sarà vinta con le armi, lo sarà con le armi informatiche. Democrazie e libertà distruggeranno il fascismo e l’imperialismo», assicura Anonymous. E prove della loro abilità non sono mancate. Nati nel 2003, hanno violato innumerevoli sistemi di sicurezza informatici. La loro arma principale è il DDoS (Distributed Denial of Service): una serie di computer che si connettono nello stesso momento a uno o più server, provocando così il blocco di siti e servizi online e consentendo anche una loro modifica. Anche in Italia abbiamo visto cosa riescono a fare. Il caso più recente risale al 7 maggio 2019: sono riusciti ad entrare in oltre 30.000 caselle Pec di altrettanti avvocati e politici pubblicando i dati personali di tutti. Virginia Raggi, allora sindaca di Roma, compresa. Nel 2014 avevano oscurato il sito del Sap, il sindacato autonomo della Polizia: un modo per «vendicare» l’assoluzione dei poliziotti responsabili dell’omicidio Cucchi.