Un'auto bruciata nelle manifestazioni di Kiev

Un’auto bruciata nelle manifestazioni di Kiev

Un momento di tregua nella guerriglia di Kiev. Dopo un’altra notte di violenza si sono fermati, per il momento, gli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi nel cuore della capitale ucraina. Nella piazza principale della città quattro preti e un gruppo di donne che mostrano icone sacre separano le due fazioni – riporta l’agenzia Ansa – e chiedono la fine delle violenze. Ma nella scorsa notte il bilancio dei feriti è salito ancora: il ministero dell’interno ucraino ha fatto sapere che 80 agenti di polizia sono stati ricoverati e altri 40 hanno riportato contusioni e traumi.

La scena a Kiev è quella di una vera e propria guerra la cui fase calda prosegue da oltre 48 ore. Nella notte la polizia ha abbattuto parte delle barricate erette dai manifestanti e ha distrutto la loro catapulta. Mentre i dimostranti, scesi in piazza quasi in 10mila, denunciano l’intrusione nelle proteste di provocatori pagati dal governo – i “titushki” – infiltrati per alzare il livello di tensione con le forze governative.

La situazione in Ucraina ”sta sfuggendo di mano” e la diplomazia russa accusa l’Unione Europea di appoggiare i manifestanti: ”Coloro che stanno facendo i ‘pogrom’ violano ogni norma europea di comportamento”, ha detto il ministro degli esteri russo Lavrov, puntando il dito contro il sostegno definito ”vergognoso” di alcuni alti dirigenti europei all’opposizione al presidente Viktor Yanukovich. ”La situazione Ucraina dovrebbe essere risolta senza alcuna interferenza esterna”, ha aggiunto ricordando le visite di alcuni commissari Ue e di alcuni ministri europei ai manifestanti in piazza a Kiev.

La soluzione del governo non sembra però portare verso una conciliazione. Venerdì scorso l’esecutivo ha firmato una normativa – entrata in vigore oggi – che proibisce le manifestazioni di piazza. L’opposizione filo-europea e l’Occidente avevano lanciato diversi appelli perché il governo la ritirasse, ma non sono serviti: la legge da oggi è scritta nella gazzetta ufficiale.

Non si potrà più erigere barricate, entrare in massa in luoghi pubblici, formare cortei con più di cinque veicoli, allestire tende e palchi e distribuire ai manifestanti materiali come i caschi protettivi e i megafoni. Chi si coprirà il volto con un fazzoletto o con un casco potrà essere arrestato, mentre chi trasgredirà ad altre parti della norma sarà multato o portato in carcere, fino a cinque anni per chi occupa un edificio pubblico. A rischio non ci sono soltanto i manifestanti, ma anche l’immunità dei parlamentari: da oggi potrebbero essere processati con il via libera di una commissione indipendente.

Francesco Giambertone