Un nuovo raid aereo ha svegliato il cuore dell’Ucraina nella notte tra il 15 e il 16 febbraio. Si tratta del quindicesimo attacco russo su larga scala dall’inizio della guerra, che ha colpito diverse infrastrutture critiche in varie zone del Paese e ha provocato delle vittime.

L’attacco aereo – Sarebbero 32 i missili che hanno sorvolato i cieli del Paese giallo e azzurro, colpendo Leopoli e Pavlograd nella regione di Dnipropetrovsk e l’oblast di Poltava, nell’Ucraina centrale. Di questi, rende noto l’Aeronautica militare ucraina, 16 sono stati abbattuti. Andriy Yermak, il capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky, ha scritto su Telegram che l’attacco è stato preceduto da un depistaggio: la tattica è quella di utilizzare finti obiettivi per operazioni di sorveglianza in modo da spostare altrove l’attenzione della difesa aerea prima di un attacco. I 16 missili che hanno raggiunto il suolo hanno provocato la morte di quattro persone e 18 feriti.

Artiglieria ucraina in azione a Bakhmut
Fonte: ANSA

Il capo della Wagner contro la burocrazia russa – Yevgeny Prigozhin, il capo della compagnia di mercenari russi Wagner, ha dichiarato – anche lui via Telegram – che bisognerà aspettare la primavera per la conquista di Bakhmut, la città simbolo dei combattimenti nella zona orientale del Paese. L’aspettativa era ben diversa: Prigozhin aspirava a prenderne il controllo già entro la fine dello scorso anno. La colpa «è dovuta alla mostruosa burocrazia militare», ha affermato il capo della Wagner nel video diffuso su Telegram.

Le dichiarazioni – Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha affermato che Minsk non interverrà nel conflitto a fianco della Russia, a meno che non venga attaccata. Sulla linea della neutralità rimane anche la Cina, che «ha adottato un atteggiamento obiettivo e imparziale sulla questione ucraina e rimane impegnata a promuovere i colloqui di pace», come riporta Lapresse. È quanto ha dichiarato Wang Yi, il ministro degli Esteri cinese, durante il vertice di Parigi sulla guerra in Ucraina col presidente francese Emmanuel Macron. Il presidente iraniano Ibrahim Raisi ha rilasciato una dichiarazione congiunta con il suo omologo cinese Xi Jinping in linea con quanto detto durante il summit a Parigi: «Entrambi hanno invitato la comunità internazionale, in particolare le parti interessate, a creare le condizioni per una risoluzione pacifica della crisi ucraina», riporta il testo pubblicato sul sito del ministero degli Esteri cinese.

La Nato a Bruxelles – Intanto la Russia sembra ben lontana dal “cessate il fuoco”. L’esercito del presidente russo Vladimir Putin si sta preparando a una nuova offensiva, come dimostrano i movimenti di caccia, elicotteri e navi nucleari verso il confine. «Non c’è alcun segnale che Mosca si prepari alla pace», ha dichiarato Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, durante il vertice di Bruxelles. Il motivo del summit riguarda la scelta dei tipi di armi da inviare e, soprattutto, la necessità di aumentare la produzione di munizioni, in risposta alle nuove mosse belliche della Russia. Non solo: a quasi un anno dall’inizio del conflitto, gli arsenali bellici iniziano a scarseggiare. Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto è intervenuto, durante l’audizione sulle linee programmatiche alle commissioni riunite Difesa ed Esteri di Camera e Senato, per ribadire la necessità delle armi in Ucraina: «Ad ogni riunione l’Ucraina chiede armi. Come mai? Perché ogni giorno cadono bombe, truppe russe cercano di occupare città». Crosetto ha poi aggiunto: «La scelta di destinare il 2% del Pil alle spese per la Difesa non è stata fatta da me, risale al 2014 ed è stata ribadita da tutti i Governi che sono seguiti. Io sono stato l’unico ad aver detto alla riunione Nato di ieri che il 2% è un obiettivo difficile da raggiungere, stante le condizioni finanziarie. Noi siamo all’1,38%, da qui la proposta di scorporare le spese per la Difesa dai vincoli di bilancio. Altrimenti noi saremo i ‘Pierini’ della Nato, gli unici a non raggiungere l’obiettivo del 2% quando altri parlano già di 3% o 4%».