L’Europa è entrata a gamba tesa nella partita ucraina. Dalle sanzioni agli aiuti militari per respingere la Russia, l’Unione (e i Paesi membri) hanno messo in atto delle misure inedite, compiendo una chiara scelta di campo.

Aiuti militari – 450 milioni di dollari. E forse anche di più. È il budget che i Paesi dell’UE spenderanno in asset militari per aiutare il governo di Kiev a fronteggiare l’aggressione della Federazione russa. Una cifra spaventosa, se si considera che è quella per i soli “aiuti letali”, a cui andranno ad aggiungersi i fondi per il supporto logistico, l’accoglienza dei rifugiati e gli aiuti umanitari. Mitragliatrici, lanciarazzi a spalla e aerei da guerra saranno messi a disposizione delle forze armate ucraine, anche se non è chiaro come gli aiuti arriveranno nel Paese, considerato che alcuni dei centri principali sono sotto assedio da parte dei militari russi.
«Questo momento è uno spartiacque», ha commentato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Mai in passato l’Unione aveva promosso l’invio di armi e strumenti di guerra ad un alleato in difficoltà, limitandosi ad adottare politiche di rappresaglia economica come le sanzioni.

Le “svizzere d’Europa” – L’impegno per contrastare l’invasione russa verrà anche da alcuni Paesi tradizionalmente neutrali. Austria e Ungheria, in genere molto caute quando si parla di rapporti con il Cremlino, hanno adottato le sanzioni decise in sede UE e annunciano che invieranno aiuti non letali al governo ucraino.
Sembra che anche la Svizzera attuerà delle sanzioni contro Mosca. Nello specifico, il presidente Ignazio Cassis ha affermato che «è molto probabile che il governo svizzero deciderà di congelare alcuni asset finanziari russi». La decisione di Berna è attesa per lunedì 28 febbraio e dipenderà dai colloqui di pace che si terranno contemporaneamente alla frontiera tra Ucraina e Bielorussia. Si tratta di una presa di posizione quasi epocale, data la tendenza del Paese a rimanere neutrale nelle crisi internazionali.

Sanzioni e blocchi aerei – L’Unione europea ha già varato due pacchetti di sanzioni dall’inizio della crisi. Oltre a colpire direttamente alcune figure responsabili dell’invasione (tra cui i membri della Duma e lo stesso presidente russo), alcune istituzioni finanziare sono state escluse dal sistema SWIFT di pagamenti internazionali e hanno visto i propri conti nei Paesi europei congelati.
Con la decisione del Portogallo, nella serata del 27 febbraio, tutti i Paesi dell’Unione hanno chiuso il proprio spazio aereo alle compagnie russe. Restrizioni che sono state imposte anche dal Regno Unito e dell’Australia (ma non dagli Stati Uniti). È probabile che la Federazione russa attuerà misure simili nei confronti delle compagnie occidentali. Il blocco dei voli renderà molte tratte più lunghe e costose. Per fare un esempio, un viaggio da Londra a Tokyo durerà circa sei ore in più, con un percorso più lungo di circa 2mila miglia.

Il riarmo tedesco – Di fronte al precipitare degli eventi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che la Germania aumenterà, di molto, la propria spesa militare. Berlino prevede di arrivare a investire in armamenti «più del 2% del proprio prodotto interno lordo», con un cambio di passo molto netto rispetto all’approccio tenuto del Paese fin dalla riunificazione nel 1991.
Oltre al progressivo aumento del budget militare ordinario, Scholz ha annunciato l’istituzione di un fondo da 100 miliardi di euro per lo sviluppo dei progetti militari, che potrebbe addirittura essere inserito all’interno della costituzione. Se la Germania raggiungesse veramente il target del 2%, arriverebbe a spendere circa 75 miliardi di dollari all’anno, diventando il terzo Paese al mondo per spese militare assoluta (davanti anche alla Federazione russa)

E i volontari? – «Tutti quelli che vorranno universi alla difesa della sicurezza in Europa potranno andare e resistere fianco a fianco con gli Ucraini». Il segretario per gli Esteri britannico Liz Truss è stata fortemente criticata per aver benedetto quanti volessero partire volontari per combattere contro l’aggressione russa. Nonostante le critiche (e le implicazioni), anche la Danimarca ha detto che permetterà ai propri cittadini di recarsi a combattere in Ucraina – in condizioni normali si tratta infatti di un reato. L’annuncio (che potrebbe essere ribadito anche da altri partner occidentali), segue quello del presidente ucraino Zelensky, che il 27 febbraio ha confermato la creazione di alcune unità per inquadrare i volontari provenienti da altri Paesi del mondo.