Una famiglia in fuga da Debaltseve, città ucraina fortemente colpita dagli scontri tra l'esercito ucraino e i ribelli filo-russi.

Una famiglia in fuga da Debaltseve, città ucraina fortemente colpita dagli scontri tra l’esercito ucraino e i ribelli filo-russi.

In seguito a un bombardamento che ha colpito una stazione elettrica nella periferia di Donetsk (nel sud-est dell’Ucraina), oltre 140 persone martedì 3 febbraio sono rimaste intrappolate nella miniera “Aleksandr Zasyadko”. Una situazione simile si era verificata nella stessa miniera lo scorso 26 gennaio, con il coinvolgimento di 500 minatori. Eduard Basurin, un esponente del ministero della Difesa dei ribelli di Donetsk, ha reso noto che la miniera è stata evacuata. Sempre il 3 febbraio un altro bombardamento ha provocato la morte di due donne anziane nella regione di Lugansk. Nelle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk (nel Donbass, regione situata nell’Ucraina orientale) nel mese di gennaio sono deceduti circa 250 civili, 60 dei quali solo lo scorso week-end.

Il conflitto tra l’Ucraina e i separatisti filo-russi dello Stato della Novorussia (comprendente le due Repubbliche di Donetsk e di Lugansk) avrebbe dovuto trovare una soluzione venerdì 30 gennaio con i negoziati di Minsk (capitale della Bielorussia). Ma all’ultimo momento la fazione filo-russa ha deciso di cancellare gli accordi di pace. La Serbia, presidente di turno dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), ha denunciato che gli inviati della Novorussia “non erano neanche pronti a discutere l’attuazione di un cessate il fuoco e del ritiro dei mezzi pesanti”. L’inviato di Kiev, l’ex presidente Leonid Kuchma, ha aggiunto che i separatisti hanno minacciato una guerra a tutto campo se Petro Poroshenko (Presidente dell’Ucraina) non dichiarerà un cessate il fuoco unilaterale.

A poche ore dal fallimento degli accordi, un nuovo appello a favore di un “cessate il fuoco immediato” è stato lanciato da Francois Hollande (Presidente della Repubblica francese), Angela Merkel (Cancelliera della Germania) e Petro Poroshenko. I nove mesi di guerra civile hanno portato alla morte di oltre 5mila persone; a nulla è valsa la tregua siglata a Minsk lo scorso settembre. «La situazione più delicata riguarda l’area di Debaltseve», ha spiegato il portavoce militare ucraino Volodymyr Poliovyi. Si tratta di una città di 25mila abitanti a metà strada tra le roccaforti separatiste di Donetsk e Lugansk, attraversata da un importante snodo ferroviario.

Secondo le notizie riportate dal New York Times, l’aggravarsi della crisi nel Donbass potrebbe avere come conseguenza l’invio di 2 miliardi di dollari in armi all’Ucraina da parte degli Stati Uniti. «Certamente vogliamo aiutare l’Ucraina e il suo governo sovrano a risollevarsi ed attraversare questo periodo di transizione» ha detto Jen Psaki, la portavoce del Dipartimento di Stato Americano, «Non abbiamo preso alcuna decisione. Ma ovviamente ci riserviamo il diritto di considerare una vasta gamma di possibilità».

D’altra parte i segnali lanciati dalla Novorussia non contengono alcunché di pacifico. Il leader dei ribelli filorussi Alexander Zakharchenko ha affermato che le milizie separatiste si stanno organizzando per arruolare 100mila nuovi volontari, senza contare le mille persone (così stima la Nato) inviate dalla Russia. L’obiettivo è mantenere le posizioni conquistate e vincere la battaglia per la presa di Debaltseve. Nello stesso tempo il governo ucraino ha comunicato che porterà il numero dei soldati arruolati nelle sue forze armate a 200mila unità entro il 2015.

Andrea de Cesco