Folla in Piazza Maidan, Kiev, 1° dicembre 2013. ANSA / GIUSEPPE AGLIASTROPer fare una rivoluzione ci vogliono almeno due cose: la scintilla e la piazza. Prendiamo l’Ucraina e cominciamo dalla prima. La decisione del governo di congelare la firma di un accordo di associazione con l’Unione Europea ha scatenato la protesta di migliaia di giovani, che da giorni assediano il palazzo del Governo, la Presidenza della Repubblica e la Banca Centrale chiedendo “più Europa”. Più di 7 mila manifestanti si sono dai appuntamento a Maidan, la piazza di Kiev davanti al Parlamento ucraino che da 13 giorni è il cuore della protesta. L’hashtag di Twitter, la parola chiave che consente di raggruppare le informazioni per argomento sul social network, in questi giorni è esploso nelle versioni inglese, ucraino e russo ma vuol dire sempre la stessa cosa: #evromaidan, la piazza dell’Europa.

Mentre gli europeisti sventolano le bandiere gialle e azzurre del paese, ascoltano grazie agli altoparlanti il dibattito in aula sulla mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro il governo, proprio a seguito della decisione di bloccare la decisione di associarsi con l’Ue. Ma anche il presidente Viktor Ianukovich, responsabile effettivo del voltafaccia (l’Ucraina è una repubblica semipresidenziale), può comunque contare su un vasto numero di simpatizzanti dentro e fuori dal palazzo. L’inizio di una campagna nazionale in suo favore è stato annunciato da parte di circa mille sostenitori che si sono radunati nelle vicinanze del Parlamento. Subito un cordone di agenti è intervenuto per evitare contatti tra le fazioni: entrambe in piazza per l’Europa, a favore o contro.

Lucia Maffei