«I soldati russi violentano le donne ucraine». Così Ihor Sapozhko, il sindaco di Brovary, in una video intervista al Corriere della Sera ha denunciato le violenze che le forze russe avrebbero attuato nei confronti delle donne ucraine. A intervenire sul tema anche la vicepremier dell’Ucraina con delega ai Rapporti con Ue e Nato, Olga Stefanishyna, che da Leopoli ha dichiarato: «Ogni singolo soldato che abbia commesso questo crimine di guerra verrà chiamato a risponderne. Donne ucraine, noi rimarremo unite e prevarremo». E ha aggiunto: «I pubblici ministeri ucraini hanno avviato duemila indagini a carico delle truppe russe, anche con l’accusa di stupro e omicidio. Tutti coloro che commettono atti perseguibili dovranno essere giudicati».
La denuncia – Secondo quanto riferito dal sindaco di Brovary, pur non avendo ancora idea della portata di questo fenomeno, ci sarebbero alcuni casi già accertati di violenze sulle donne. «Dai racconti dei testimoni risulta che alcuni comandanti russi aizzano i loro soldati ad aggredire le mogli e le figlie dei nostri militari o dei volontari civili combattenti che trovano nelle case – racconta Ihor Sapozhko al Corriere – In altri frangenti sappiamo però che hanno punito i violentatori. Ci hanno detto da più fonti che almeno in una circostanza hanno violato le nostre soldatesse catturate durante la battaglia all’aeroporto di Hostomel, nei primi giorni della guerra». E aggiunge: «Non sappiamo il loro numero. Ma le vittime non possono testimoniarlo, dopo la violenza le hanno uccise, forse impiccate o tagliate e pezzi per nascondere le prove». Sapozhko ha raccontato anche all’inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi che una donna nel villaggio di Baryshivka sarebbe stata stuprata dopo che alcuni soldati russi avevano trovato nel suo telefono una foto del marito volontario con il fucile in mano: «Oggi consigliamo ai parenti dei nostri combattenti di nascondere o distruggere cellulari, foto, articoli militari e computer», sottolinea il sindaco di Brovary. «È ormai evidente che l’intelligence russa lavora con l’esercito per colpire la nostra resistenza». Storie di questo tipo sono state anche denunciate dalla vicepremier Stefanishyna, la terza carica del governo ucraino guidato dal presidente Volodymyr Zelensky, intervistata da Sky TG24: «Più di 86 città o villaggi ucraini sono sotto controllo dei russi. In queste aree uccidere è la pratica comune. Dobbiamo individuare crimini come gli omicidi e gli stupri, identificarli».
Gli stupri in Ucraina – Già due settimane fa, il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba aveva lanciato l’allarme, parlando di «numerosi casi» di donne violentate nelle città ucraine, anche se non si era riusciti a verificare questa notizia con casi specifici, come sottolineato dall’agenzia Reuters. A seguire anche l’Unicef aveva sollevato il tema in occasione dell’8 marzo con la testimonianza del portavoce Andrea Iacomini: «Ci sono tante ragazze e tante donne che camminano da sole, in fuga da sole dall’Ucraina. Queste sono le prime vittime: ci arrivano notizie di violenze di ogni genere, anche di violenze sessuali». Oltre a queste denunce, nei giorni scorsi alcune deputate ucraine in visita a Westminster avevano portato testimonianze simili. «Le forze russe stanno aggredendo, stuprando e anche impiccando donne che non riescono a fuggire dalla loro brutale invasione. Alcune, per la disperazione, vengono spinte al suicidio». A riferirlo è Lesia Vasylenko, parlamentare del partito di opposizione ucraino Holos, citata dal DailyMail. «Quando Putin non è riuscito a prendere l’Ucraina e Kiev in tre giorni come aveva immaginato – ha dichiarato Vasylenko – Allora ha modificato la sua strategia prendendo di mira specificatamente donne e bambini». In linea con quanto dichiarato dalla vicepremier, le deputate hanno annunciato di stare raccogliendo storie e testimonianze come prove di crimini di guerra, a partire da quelle di alcune donne di oltre 60 anni che si sarebbero già tolte la vita dopo le violenze.
Crimini contro l’umanità – Le violenze e gli abusi sessuali sulle donne sono uno dei minimi comuni denominatori dei conflitti che hanno caratterizzato lo scorso secolo, come parte integrante delle strategie – anche propagandistiche – degli eserciti in guerra. Solo alla fine degli anni Novanta, però, lo stupro di guerra è stato riconosciuto dalla comunità internazionale come un crimine contro l’umanità dopo le violenze commesse durante i conflitti in Bosnia e in Ruanda. Nella storia, tra i casi più emblematici di questi crimini ci sono quelli perpetuati durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare quelli avvenuti durante l’ultima fase del conflitto dall’Armata Rossa che secondo quanto ricostruito, avrebbero coinvolto quasi due milioni di donne tedesche. Secondo lo storico Antony Beevor si è trattato del «più sistematico stupro di massa della storia».