Le immagini del satellite mostrano una città rasa al suolo.  A Soledar, 60 km a nord di Kramatorsk, il battaglione russo Wagner avrebbe circondato il centro cittadino, dando inizio, così, a una “guerra urbana”. Kiev e gli Stati Uniti continuano a smentire la presa da parte di Mosca. Si tratterebbe della prima avanzata russa dopo settimane di stallo.

Il ruolo dell’armata Wagner– A confermare la conquista del territorio di Soledar è stato Evgenij Prigozhin, l’oligarca a capo dell’armata di mercenari russi Wagner, che ha annunciato sul gruppo Telegram del battaglione che a breve renderà noto il numero di prigionieri di guerra ucraini. Prigozhin è famoso come “cuoco di Putin” per la sua estrema vicinanza al Presidente. L’obiettivo principale di quest’azione militare sarebbero le miniere di gesso e sale in cui, secondo le fonti russe, il battaglione si starebbe nascondendo durante il conflitto. Per Mosca, Soledar ha un valore simbolico ed economico. Prigozhin sarebbe interessato ad assumere il controllo diretto di quelle risorse, per questo sembra avere urgenza di confermare la conquista, la prima, per i russi, dopo molti mesi di battuta di arresto. D’altro canto l’agenzia di informazione russa RIA Novosti riporta le parole del portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, che non si sbilancia: «C’è una dinamica favorevole nell’evoluzione del conflitto», e aggiunge, «la Russia non ha fretta, aspettiamo i rapporti ufficiali».

La smentita di Kiev – «I russi dicono che Soledar è sotto il loro controllo, ma non è vero», queste le parole di Serhiy Cherevaty, rappresentante del gruppo orientale delle forze armate ucraine. Il governo di Kiev ammette per ora solo «l’uccisione di più di 100 soldati russi a Soledar». Anche gli Stati Uniti non confermano l’effettiva conquista da parte dei russi.

File:Valery Gerasimov (2015-05-12).jpg - Wikimedia Commons

Il cambio di guardia nell’esercito di stato – Intanto, Putin ha annunciato la sostituzione del generale Sergej Surovikin, a capo dell’operazione militare speciale da ottobre, con il capo di stato maggiore Valerij Gerasimov, che si guadagnò la fiducia di Putin ai tempi delle guerre di Cecenia. Il cambio di guardia sarebbe dovuto, secondo le dichiarazioni del Presidente, all’«espansione delle dimensioni dei compiti» e alla necessità di una «maggiore efficienza». Sergej Surovikin porta avanti l’idea di una guerra “disumanizzante”: distruggere tutte le infrastrutture e usare violenza anche nei confronti dei civili per costringere il nemico ad arrendersi. Lui è diventato capo dell’operazione russa, dicono gli esperti, proprio quando i russi stavano perdendo terreno: l’obiettivo di Putin sarebbe stato quello di usarlo come capro espiatorio della ritirata da Kherson a novembre. Ora che viene destituito manterrà il ruolo di vice.
La strategia di Gerasimov è invece quella di una guerra “ibrida”, che, oltre alle operazioni militari tradizionali, preveda anche strategie non convenzionali, come attacchi hacker, controllo estremo dei canali di informazione e danni economici al paese nemico.