«Le forze russe sbricioleranno tutte le armi e i mezzi militari che i Paese occidentali manderanno a Kiev. Gli avversari della Russia continuano ad alzare la posta, ma, gli obbiettivi dell’operazione speciale saranno raggiunti.» E’ quanto dichiarato il 23 gennaio all’agenzia di stampa Tass da Serghei Ryabkov, vice ministro degli Esteri russo. Il commento è arrivato dopo la conferma dell’assenso tedesco all’invio dei carri armati Leopard 2 in Ucraina da parte della Polonia. Il sì di Berlino è giunto dopo numerosi tentennamenti direttamente dalla ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Ma si tratta comunque di un’apertura parziale perché si limita a consentire ai Paesi europei in possesso dei carri tedeschi di cederli all’Ucraina superando il divieto di riesportazione imposto dai tedeschi agli acquirenti dei loro tank.

Il caso- Il Leopard 2 è un modello di carro armato di costruzione recente, messo prodotto in Germania ma esportato in vari Stati, tra cui la Polonia. Da giorni la comunità occidentale sta pressando la Germania perché ne invii all’Ucraina un  certo numero di esemplari. Nella riunione di Ramstein avvenuta venerdì scorso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato l’Occidente a fare presto: «Non abbiamo molto tempo. La guerra iniziata dalla Russia non ci permette ritardi, non posso usare parole invece di armi per difendere l’Ucraina».
L’incontro però si era concluso con un nulla di fatto. Berlino nonostante le pressioni ricevute (soprattutto dagli Stati Uniti tramite il segretario alla Difesa Lloyd Austin) non aveva acconsentito. La decisione tedesca aveva creato malcontento non solo in Ucraina ma anche in quei Paesi in prima linea nel sostegno a Kiev. In particolare la Polonia ha deciso di rompere gli indugi e si è offerta di iniziare da subito ad addestrare i militari ucraini all’uso dei carri. In questo modo, quando la questione verrà sbloccata, i militari sapranno utilizzare il mezzo, assai più moderno del T-72 attualmente in possesso dell’esercito di Zelensky. Il governo ucraino però aveva di nuovo rimarcato la necessità di ricevere nuovi mezzi, in gran numero  «Abbiamo bisogno di diverse centinaia di carri armati, non di 10-20.»

Le reazioni – . Il via libera di Berlino alla cessione dei Leopard da parte di terzi non è stato gradito da Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in merito ha dichiarato: «I Paesi europei che contribuiscono direttamente o indirettamente a inondare l’Ucraina di armi, ne sono responsabili, e a pagare per questo pseudo-sostegno sarà il popolo ucraino». Allo stesso tempo però Peskov ha voluto sottolineare come all’interno dei Paesi della Nato ci sia «un crescente nervosismo» venuto alla luce grazie alla posizione tedesca sull’invio dei tank.

Non solo tank – Intanto gli altri governi occidentali stanno dando il via libera a nuovi pacchetti d’aiuti militari per Kiev. Il ministro italiano della Difesa Guido Crosetto ha confermato la presenza tra gli invii previsti dal sesto decreto armi, che dovrà essere approvato dal Parlamento, dei moderni sistemi di contraerea SAMP/T. Anche la Francia si appresta a mandare nuovi armamenti in Ucraina: secondo quanto riportato dalla ministra degli Esteri Catherine Colonna, Parigi sta esaminando la fornitura di altri aiuti per 500 milioni di euro. L’alto rappresentante della politica estera dell’UE Josep Borrel, in vista del consiglio degli Affari esteri fissato a Bruxelles, ha dichiarato «A Ramstein si sono prese decisioni molto buone, ci sono stati risultati concreti e poi ogni Paese decide a livello nazionale: la Germania si è impegnata molto nei confronti dell’Ucraina e non si deve parlare solo dei carri armati. Certo, il presidente Zelensky li chiede, ma ci sono idee diverse all’interno degli Stati membri e oggi ne parleremo». aggiungendo anche che «non prenderemo nessuna decisione sulla nuova tranche di aiuti militari all’Ucraina, ma spero di raggiungere un’intesa politica».