Nella notte tra sabato 16 e domenica 17 novembre l’Ucraina è stata colpita da uno dei più massicci bombardamenti dall’inizio della guerra. Secondo quanto dichiarato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la Russia ha lanciato 120 missili e 90 droni contro infrastrutture energetiche sparse in tutto il paese, procurando la morte di almeno 10 persone e diversi blackout in varie regioni. Circa un giorno prima dell’attacco il presidente Usa Joe Biden aveva autorizzato l’Ucraina a usare gli Atacms, missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti, per colpire la regione russa del Kursk.
L’attacco – Mentre c’è attesa per l’entrata in carica di Donald Trump e per le decisioni che prenderà sulla guerra, il conflitto sul campo va avanti. Più di 200 tra droni e missili russi, che avevano come obiettivo l’intera infrastruttura elettrica ucraina, hanno colpito nella notte le zone di Zaporizhzhia, Odessa, Mykolaiv e Chernihiv oltre alla capitale Kiev e alcune zone circostanti rimaste senza elettricità. Il governo ucraino è dovuto anche ricorrere ad alcuni blackout programmati per ottimizzare la rete elettrica dopo l’attacco. Per il ministro degli Esteri ucraino Andryi Sybiha le bombe «hanno colpito città pacifiche, civili dormienti e strutture essenziali». L’Ucraina aveva da poco ricevuto il via libera di Biden per l’utilizzo dei missili americani a lungo raggio nei territori russi del Kursk, regione che si trova al confine nord del Paese e che è stata parzialmente occupata dalle forze ucraine. La conquista era iniziata in estate per allontanare le linee nemiche e creare una zona cuscinetto. Un territorio che la Russia si sta ora preparando a riconquistare con una controffensiva, impiegando anche le truppe nordcoreane inviate da Pyongyang. L’uso dei missili americani, fanno sapere fonti vicine alla Casa Bianca, servirebbe anche a scoraggiare l’invio di altri aiuti militari dalla Corea del Nord colpendo le truppe di rinforzo dispiegate.
Le reazioni – Rispondendo sul via libera Usa, Zelensky ha dichiarato che «gli attacchi non si eseguono a parole. Queste cose non vengono annunciate, i missili parleranno da soli». «Biden vuole la terza guerra mondiale – commenta Donald Trump Jr, figlio del presidente eletto – prima che mio padre possa creare la pace». Nonostante l’apertura americana, il portavoce del Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha fatto sapere nella mattinata di oggi 18 novembre che la Germania non fornirà a Kiev i missili Taurus ad ampio raggio. Scholz era stato peraltro criticato dal governo ucraino per la sua recente apertura verso il presidente russo Vladimir Putin, con cui ha avuto una telefonata venerdì. Anche il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani ha fatto sapere che la decisione degli Stati Uniti non influenzerà la posizione dell’Italia, ribadendo che le forniture militari italiane potranno essere usate dall’Ucraina solo all’interno dei confini nazionali. Nel frattempo l’Unione europea tramite alcuni funzionari ha fatto sapere che saranno sbloccati 1,9 miliardi di euro di aiuti per l’Ucraina, già previsti e provenienti dai beni russi congelati.
I missili – La sigla Atacms, che sta per Army Tactical Missile System (che si traduce come “sistema millistico tattico per l’esercito”) descrive una tipologia di missili americani che possono raggiungere obiettivi fino a 300 chilometri di distanza. Anche se limitatamente alla zona del Kursk, l’esercito ucraino potrà utilizzarli per colpire strutture militari russe e snodi di trasporto fondamentali. I Taurus citati da Scholz sono anch’essi missili a lungo raggio, e l’Ucraina ne richiede l’invio alla Germania da mesi. Si tratta di armi in grado di colpire con precisione e potenza obiettivi di terra anche ben protetti.