Tweet Radio Free Europe“Caro abbonato, risulta che stai partecipando a disordini di piazza”. È il messaggio che il 21 gennaio è arrivato ai cellulari di migliaia di manifestanti a Kiev dai loro gli operatori telefonici. L’avvertimento, che le compagnie locali negano di aver mandato, arrivava da un numero identificato solo come 111. Il New York Times sostiene che dietro l’iniziativa ci sia il governo, anche se il ministro dell’Interno ucraino ha smentito coinvolgimenti addossando la colpa a non ben definiti hackers.

Insomma un modo non tanto velato per dire: “so chi sei, dove sei, cosa stai facendo”. E soprattutto quello che stai facendo sta per diventare illegale. Sì perché dalla mezzanotte del 22 gennaio il governo del premier Viktor Yanukovich ha approvato un pacchetto di norme che sia aggiungono alle leggi varate dal governo il 16 gennaio. Le nuove norme – cui Europa e Stati Uniti già si sono opposti – prevedono fino a 5 anni di carcere per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate e considerate violente, per chi monta delle tende o usa megafoni in un luogo pubblico, per chi protesta a volto coperto o indossando un casco e partecipa a un carosello con più di cinque auto.

La protesta non si placa
Se l’obiettivo del messaggio orwelliano era sgomberare piazza Maidan dalle migliaia di manifestanti che la affollano da più di due mesi per protestare contro il governo, non è stato raggiunto: la protesta si è ancor più radicalizzata soprattutto dopo la morte di cinque manifestanti e il ferimento di almeno 300 da parte della polizia locale. L’Sms, diffuso su Twitter da Radio Free Europe, ha contribuito a provocare lo sdegno di tutto il mondo.

Dubbi sul fatto che il governo non sia dietro ai messaggi intimidatori arrivano proprio dal fatto che ci siano dei precedenti: “Non è la prima volta che il governo invia messaggi ai cittadini – spiega Eva Galperin della Electronic Frontier Foundation- anche se mai in modo così mirato”. Dal punto di vista tecnologico, e se le compagnie telefoniche collaborano, l’operazione non è così difficile: l’sms viene inviato solo ai cellulari che restano “agganciati” per più di un determinato periodo ai ripetitori che si trovano nella zona delle proteste e i dati vengono poi messi insieme dagli operatori.

Quei telefoni in mani russe…
L’Ucraina ha cinque compagnie telefoniche: Kyivstar, Mts, Life, Beeline e Golden Telecom. Tutte sono controllate da società russe tranne Life, di cui sono proprietarie Turkcell e la Asterlit Mobile Communications del magnate ucraino Rinat Akhmetov, patron dell’acciaio e del carbone, presidente della squadra di calcio Shaktar Donetsk. Considerato il vero padrone del Paese, Akhmetov ha interessi in tutto il globo, Italia inclusa, dove possiede la Ferriera Valsider e la Trametal e negli anni è stato accusato di costituzione di aziende fittizie e frodi.

Che la telefonia ucraina sia di fatto in mani russe acquista rilevanza se si pensa all’origine delle proteste: ovvero la scelta del presidente Yanukovich di abbandonare l’idea di aderire all’UE, in cui tutti gli ucraini speravano e gravitare verso l’orbita russa, accettando un finanziamento di 30 miliardi e il dimezzamento del costo del gas. E credere che con il messaggio orwelliano non c’entri né il governo né la Russia diventa davvero difficile.

Alexis Paparo