Il gas del Nord Stream 2 nella partita delle trattative per la pace in Ucraina. A rivelarlo è stato ieri, domenica 2 marzo, il Financial Times in un pezzo ripreso da alcune testate italiane. Sulle sue colonne si fanno i nomi di due figure chiave per la possibile riapertura dei rubinetti del gasdotto russo. Un ex agente tedesco dei tempi della Stasi (la polizia segtreta della Ddr), Matthias Warnig, e l’imprenditore statunitense Stephen Lynch, non nuovo all’acquisizione di asset statali russi. L’asse inedito tra Washington e Mosca potrebbe favorire la realizzazione del progetto.

Il gas russo fa gola – Il team di Donald Trump sarebbe stato contattato da Warnig, che gestiva la società svizzera che controlla il Nord Stream 2, a sua volta posseduta da Gazprom. Da parte sua, la Casa Bianca considererebbe l’infrastruttura una «risorsa strategica da sfruttare nei colloqui di pace in Ucraina». Una delle due linee del gasdotto era stata fatta esplodere nel 2022, si pensa dagli ucraini. L’altra sarebbe funzionante ma non è mai stata attivata. Le licenze operative dovrebbero però essere concesse dalla Germania, terminale europeo del gasdotto, che dal sabotaggio ha subìto un grave danno, con forti ricadute sull’economia tedesca. Dopo l’annessione della Crimea da parte del Cremlino, Angela Merkel non bloccò le forniture di metano dalla Russia. Ora, se la discussione dovesse farsi più concreta, il nuovo governo a guida Cdu si troverà di fronte a un bivio che intreccia etica e ripresa economica.

Vecchie amicizie – Warnig è un amico di Vladimir Putin dagli anni Novanta, quando aprì una filiale della Dresdner Bank a San Pietroburgo, la città dove è nato il presidente russo. Putin, ex spia del Kgb nella Germania dell’Est, aveva persino chiesto a Warnig ospitalità per le sue figlie quando la moglie aveva avuto un incidente d’auto e aveva invitato lo stesso ex ufficiale della Stasi al funerale del padre.

Il ruolo americano – L’avallo degli Stati Uniti potrebbe esserci se il Nord Stream 2 venisse acquisito, o almeno controllato, da una cordata di imprenditori americani che potrebbero così godere di una parte dei ricavi del trasporto del metano. Il primo a suggerire la “derussificazione” del gasdotto è stato il businessman della Monte Valle Partners, Stephen Lynch. L’uomo d’affari conosce bene la Russia: a Mosca ha lavorato per l’azienda petrolifera statale Rosneft. La sua impresa di investimenti globali ha poi rilevato nel 2022 la filiale svizzera della Sberbank, un istituto di credito russo, salvandola dalle sanzioni Usa.