Iniziata nel marzo 2011, la guerra civile siriana ha ucciso più di 90.000 persone, tra civili e militari

Per l’Europa è finito l’embargo sulla vendita di armi agli oppositori siriani. La notizia arriva a notte inoltrata dal ministro degli Esteri britannico, William Hauge, dopo che a Bruxelles si è concluso il vertice dei ministri dei Paesi Ue. Più che un vertice una maratona: dopo 12 ore di consultazioni, una durata record seconda solo ai consigli sulle questioni economiche, si è arrivati a un apparente compromesso: «Dal 31 maggio ogni Paese potrà decidere da sé», ha dichiarato in conferenza stampa Catherine Ashton, l’Alto Rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea. Ashton ha poi annunciato che l’Ue ha deciso di rinnovare le sanzioni al regime di Bashar al-Assad per un altro anno. La fine dell’embargo ha suscitato reazioni contrastanti. Soddisfatto il governo di Londra, che da mesi chiedeva di eliminare l’embargo. «È stata presa la decisione giusta», dice in un tweet il ministro Hauge. Finora, però, Londra non ha ancora in programma di fornire alcunché ai ribelli siriani, perlomeno fino ad agosto.

La linea dura della Gran Bretagna ha alla fine prevalso sulle altre due opzioni: quella pacifista, sostenuta dall’Austria, e quella di compromesso portata avanti da Germania, Francia e Italia, che spingeva per una revisione dell’embargo. La soluzione raggiunta a Bruxelles, più che un compromesso, è una vittoria di Londra, che ancora una volta ha spaccato l’Ue. Per il ministro Emma Bonino, l’accordo «non è stato un momento glorioso per l’Europa. Non tanto per la sostanza dell’accordo ma per la tentazione di “rinazionalizzare” certe competenze, emersa in entrambi gli schieramenti pro o contro embargo». Bonino ha poi aggiunto che, personalmente, è contraria alle vendita delle armi. «Evidentemente la decisione è del governo: riferirò al premier e al ministro della Difesa. Ma la posizione è un no».

La decisione dell’Ue non è piaciuta alla Russia, Paese che invece rifornisce di armi il governo di Assad. Per il vice ministro degli Esteri, Andrei Riabkov, la fine dell’embargo è «un danno diretto alla prospettiva di organizzare la conferenza internazionale a Ginevra per la soluzione del conflitto siriano e un esempio di doppi standard». Non sono soddisfatti neanche i ribelli siriani. «La decisione dell’Ue non è sufficiente ed è arrivata troppo tardi», ha detto il portavoce dell’Esercito libero siriano, che ha poi invitato l’Unione europea a «rendere effettiva la sua decisione».

Susanna Combusti