Sul campo la tregua ufficialmente è stata prolungata di altre ventiquattro ore ma sul fronte diplomatico le parole di Benjamin Netanyahu potrebbero creare delle tensioni. Dopo l’attentato a Gerusalemme il premier israeliano ha fatto sapere che il suo governo ha intenzione di continuare ad armare i cittadini per combattere i terroristi di Hamas.

Armi ai cittadini – Netanyahu ha lanciato un messaggio su Telegram, con cui ha annunciato che la distribuzione di armi non si fermerà: «Il governo con me a capo continuerà con questa politica. Dare armi è una misura che si dimostra sempre valida nella guerra contro il terrorismo». Una dose rincarata da Itamar Ben-Givr, suo ministro della Sicurezza, su X: «Dove ci sono cittadini armati, si possono salvare vite». Questo tipo di politica è portata avanti da Tel Aviv soprattutto nella zona della Cisgiordania, dove i coloni possono ricevere pistole, fucili e cannoni.

La tregua – Poco prima delle parole del premier israeliano, si era saputo del prolungamento della tregua per un’altra giornata. Le condizioni restano le stesse, hanno fatto sapere gli attori interessati, che hanno assicurato che per un altro giorno ci sarà il cessate il fuoco e sarà autorizzato l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Salgono così a sette i giorni di stop ai combattimenti tra Israele e Hamas. Nonostante la tregua, l’esercito israeliano avrebbe aperto il fuoco sul sud della Striscia, in particolare sulla costa di Khan Yunis: secondo Al Jazeera, aerei da guerra e droni avrebbero sorvolato la zona spaventando i residenti. Dall’altra parte, sale il bilancio delle vittime del massacro del 7 ottobre per mano di Hamas: solo quello avvenuto nel rave è di 364. La vittima che si aggiunge è Ofir Sarfati, uno dei rapiti in quel party che si tenne nel deserto del Negev. La famiglia del 27enne, che era stato ferito gravemente e poi portato via dai terroristi di Hamas, non aveva avuto notizie del ragazzo per tre settimane. Poi c’era stata la scoperta del rapimento. Il 30 novembre il comune di Kiryat Ata, dove viveva il ragazzo, ne ha annunciato la morte.

Di nuovo liberi – Parte del patto è il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri palestinesi da parte di Tel Aviv che ci sarà anche nella giornata del 30 novembre. Una decisione arrivata ancora una volta «nel quadro della mediazione condivisa dallo Stato del Qatar con la Repubblica araba d’Egitto e gli Stati Uniti d’America», si legge nel comunicato del ministero degli Affari esteri di Doha. L’accordo consente di proseguire con il rilascio degli ostaggi da parte delle due fazioni. Il governo di Israele ha annunciato di aver ricevuto una nuova lista contenente altri nomi di persone da rilasciare. L’elenco dovrebbe comprendere, secondo il portale Haaretz, sei donne, due bambini e le salme di tre rapiti. Invece, tra i prigionieri palestinesi già liberati ci sarebbe anche Ahed Tamimi, incarcerata dal 6 novembre per un post su Instagram in cui condannava Israele. La ragazza era diventata famosa nel 2018, quando schiaffeggiò due soldati israeliani nel suo villaggio di Nabi Saleh, in Cisgiordania. Al di là degli accordi, sono stati liberati da Hamas anche 23 cittadini tailandesi, 17 dei quali sono tornati a Bangkok, dove sono stati abbracciati di nuovo dai loro parenti. In totale, come riportato da IlFattoQuotidiano.it, dalla tregua iniziata il 24 novembre sarebbero stati rilasciati 70 ostaggi israeliani e 210 prigionieri palestinesi.