"I am not Malala", l'autobiografia di Malala Yousafzai

“I am not Malala”, l’autobiografia di Malala Yousafzai

Ventimila scuole contro un Nobel. Parte del Pakistan si è mobilitato contro Malala Yousafzai, la 17enne premiata per la sua lotta in difesa dei diritti umani e di quello all’istruzione. È successo il 10 novembre e risuccederà tutti gli anni, con una giornata all’insegna dello slogan “Io non sono Malala”.

L’iniziativa è della Federazione di tutte le scuole private pachistane (Appfs) e conferma quanto Malala sia un simbolo, ma insieme anche un personaggio discusso, soprattutto in patria.

La sua battaglia da una parte le ha attirato l’odio dei Talebani, che nell’ottobre 2012 tentarono di ucciderla, dall’altra le è valso il premio Nobel per la Pace, assegnato lo scorso 10 ottobre. Attualmente Malala vive e studia nel Regno Unito, e in Pakistan resta una figura controversa: per alcuni rappresenta una sorta di eroina nazionale, per altri un fantoccio in mano all’Occidente e una minaccia ai valori dell’Islam. L’Appfs, che conta per l’appunto ventimila scuole, fa parte di questa seconda corrente.

Già nel 2013, la Federazione aveva bandito dai propri istituti l’autobiografia della ragazza, intitolata “Io sono Malala”: l’Appfs accusava Malala di rappresentare non il Pakistan, ma l’Occidente, come proverebbe per esempio il fatto che la ragazza ha indicato il presidente americano Barack Obama come suo modello. Il nome della giornata “Io non sono Malala” richiama proprio il titolo dell’autobiografia. L’evento si contrappone inoltre al “Malala Day”, istituito il 13 luglio 2013, giorno del suo sedicesimo compleanno, e in concomitanza con il discorso tenuto al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York.

Mirza Kashif Ali, presidente dell’Appfs, ha affermato che la giornata anti-Malala verrà celebrata ogni 10 novembre. “Finché Malala non rinnegherà tutta la spazzatura che ha scritto contro il Pakistan e contro l’Islam”.

Andrea de Cesco