L’esecutivo dell’Unione con un video sui social propone la creazione di un tribunale ad hoc per punire la Russia dei crimini in Ucraina. Il progetto servirebbe ad aggirare i problemi che bloccano la giurisdizione della Corte Penale Internazionale (CPI). Oltre ai problemi legali, la proposta deve superare anche le questioni finanziarie e politiche.

Ursula von der Leyen, presidente della Commisione europea (fonte: Flickr/European Parliament)

L’annuncio social – «Russia’s horrific crimes will not go unpunished», afferma Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. La frase conclude il video pubblicato sui profili social e sul sito dell’esecutivo. , La Commissione vuole creare un tribunale speciale per punire la Russia. Nel video Ursula von der Leyen, ha precisato che l’Ue pur proponendo il tribunale speciale, continuerà a sostenere la Corte Penale Internazionale, interpellata dall’Ucraina già nel 2014 e che nel febbraio scorso ha aperto un’inchiesta su alcuni dei crimimi commessi dalla Russia in Ucraina. La proposta è che la Russia debba pagare anche dal punto di vista finanziario. I danni stimati in Ucraina ammontano a 600 miliardi di euro. L’Ue ha bloccato 300 miliardi della Banca centrale russa e congelato 19 miliardi di proprietà di oligarchi russi.

La Corte – «Un tribunale ad hoc competente per crimini di aggressione permetterebbe di perseguire giuridicamente i più alti dirigenti russi, che altrimenti godrebbero dell’immunità», ha precisato von der Leyen. Questo Norimberga per i «crimini russi» risolverebbe alcune questioni giuridiche che bloccano la CPI. La Corte, infatti, può esercitare la propria giurisdizione solo su crimini commessi nel territorio di uno Stato membro della CPI e l’Ucraina non lo è. La questione è però, in parte, risolvibile perché nello Statuto e nel Regolamento della CPI è prevista una procedura speciale che consente ad uno Stato non membro di accettare la competenza della CPI relativamente ai crimini internazionali previsti dall’art. 5 dello Statuto: genocidio, guerra, crimini contro l’umanità. Non crimini di aggressione. La CPI quindi non potrebbe esprimersi sull’aggressione della Russia. Il solo mezzo legale per far intervenire la Corte dell’Aja è un voto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma qui la Russia, che è membro permanente, ha diritto di veto. Un modo per aggirare questo veto sarebbe di portare la questione di fronte all’Assemblea generale dell’Onu, dove l’occidente spera di poter avere la maggioranza, anche se all’ultimo voto, il 14 novembre scorso, c’è stata una vittoria risicata per la creazione di un registro per i reclami ucraini con l’obiettivo di chiedere risarcimenti alla Russia.

Problemi – Da punto di vista finanziario, Von der Leyen afferma che «abbiamo i mezzi per far pagare la Russia». Ma anche su questo fronte, ci sono degli ostacoli: a Lugano nel luglio scorso, a una riunione sulla ricostruzione dell’Ucraina, la Svizzera che ha più di 200 miliardi degli oligarchi nelle sue banche ha frenato, in nome del diritto di proprietà. La Ue propone di istituire un reato di “evasione delle sanzioni” per legalizzare eventuali sequestri. Anche Canada e Gran Bretagna ci stanno pensando. Per adesso una decina di Paesi dell’Unione hanno sostenuto la proposta. 14 Stati hanno comunque già aperto inchieste sui crimini commessi in Ucraina, sia a titolo personale (danni per i cittadini Ue) sia per competenza universale. La Francia finora ha frenato sull’ipotesi di un tribunale speciale e anche Usa e Gran Bretagna non si sono mostrati molto entusiasti.