Tastiera con caratteri cinesi

Tastiera con caratteri cinesi

Una via di mezzo fra una misura di protezionismo commerciale e un’ispezione a garanzia della sicurezza informatica. La Cina ha introdotto oggi, 22 gennaio 2015, una nuova regolamentazione: nessun prodotto tecnologico straniero potrà essere venduto nel Paese senza prima essere esaminato dalla Cyberspace Administration, il massimo organo di controllo di internet. La Apple è stata la prima azienda estera ad accettare la condizione, mentre altre imprese come Google e Facebook non hanno ancora risposto.

La decisione di Pechino è conseguenza della volontà del Presidente Xi Jinping di accelerare lo sviluppo nazionale del settore della tecnologia dell’informazione. Ni Guangnan, uno scienziato dell’Accademia cinese di Ingegneria, ha dichiarato nel maggio 2014 che la maggior parte dei prodotti di informazione utilizzati proveniva dagli Stati Uniti. C’erano quindi “potenziali rischi per la sicurezza”. Secondo il ricercatore cinese, il nuovo meccanismo è volto a proteggere la sicurezza di Internet e a mettere un ostacolo alle società estere che vogliono entrare in Cina.

Il governo cinese ha annunciato, inoltre, di voler limitare sempre di più i prodotti tecnologici stranieri. Entro il 2020, potrebbero essere addirittura banditi dagli uffici pubblici legati al settore militare e bancario e sostituiti con prodotti locali, considerati più sicuri. La chiusura cinese sull’innovazione straniera si è accentuata dopo le rivelazioni di Edward Snowden, il tecnico che lavorava per una società della National Security Agency statunitense. Snowden avrebbe affermato che i servizi segreti di Washington sorvegliavano non solo le vite digitali degli americani, ma anche alcuni computer della Tsinghua University, uno dei maggiori centri di ricerca cinesi.

Livia Liberatore