Viktor Orban (Flickr)

Mito della “razza” ungherese, restrizione del diritto all’aborto, divieto della registrazione del cambio di sesso sui documenti. Da quando è salito al potere nel 2010, il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, ha promosso una serie di politiche ultraconservatrici, che hanno reso la nazione uno dei simboli della destra identitaria.

Diritti politici – Secondo un report di Freedom House, organizzazione non governativa internazionale, l’Ungheria è l’unica nazione all’interno dell’Unione Europea ad avere un livello di libertà globale soltanto parzialmente libero. In particolare, è riportato che Fidesz ha diffuso i suoi messaggi elettorali attraverso l’emittente pubblica, che ha mostrato chiari modelli di pregiudizio politico. Inoltre, negli ultimi anni l’ufficio statale dei conti ha imposto sanzioni per irregolarità finanziarie soltanto ai partiti dell’opposizione.

Fondi bloccati – L’Unione Europea ha bloccato oltre 12 miliardi di euro diretti all’Ungheria: 5,8 miliardi del Pnnr per la ripresa Post Covid e 6,3 miliardi nell’ambito del meccanismo dello stato di diritto. Le motivazioni riguardano l’indipendenza giudiziaria e l’autonomia della Corte suprema. «Le azioni di Bruxelles sono inaccettabili e siamo disposti a portare il caso alla Corte di giustizia europea», ha commentato Gergely Gulyás, capo dell’ufficio di Orban.

“Razza” ungherese – «Siamo disposti a mescolarci gli uni con gli altri, ma non vogliamo diventare un popolo di razza mista». Una delle dichiarazioni più controverse pronunciate da Orban, che ha portato il consigliere personale del premier, Zsuzsa Hegedus, a dimettersi: «Una frase nazista degna di Joseph Goebbels, ministro per la Propaganda del terzo reich».

Battito fetale – Il 15 settembre dello scorso anno è entrata in vigore una nuova legge sull’aborto. Il personale sanitario dovrà fornire alle donne che intendono interrompere la gravidanza la prova delle funzioni vitali del feto: il battito fetale o l’ecografia cardiaca. Una misura introdotta secondo il governo ungherese per aumentare il tasso di natalità in calo nel Paese.

Cambio di sesso – Nel 2020, l’Ungheria ha vietato la registrazione del cambio di sesso nello stato civile e il riconoscimento giuridico dell’identità di genere delle persone transgender. Il provvedimento è valido anche se gli interessati si sono sottoposti a un intervento, stabilendo che il genere di una persona è stabilito alla nascita.

Adozioni e matrimoni – Nello stesso anno, il governo di Orban ha approvato un disegno di legge che ha impedito alle coppie dello stesso sesso di adottare figli. Prima avevano le stesse possibilità delle persone single. Contemporaneamente è stato introdotto un emendamento che ha limitato il matrimonio all’unione tra uomini e donne.

Immigrati – Nel 2015, l’Ungheria ha costruito un muro di separazione con la Serbia e la Croazia per respingere gli immigrati in arrivo dai Balcani. La decisione è stata contestata sia dall’Unione Europea che da varie ONG. Il governo ungherese ha risposto che l’UE non ha adottato le misure necessarie per contenere il massiccio flusso di migranti.

Costituzione – Il 1 gennaio 2012 è entrata in vigore la nuova costituzione voluta da Orban. Nonostante le opposizioni abbiano boicottato il voto, gli emendamenti sono stati approvati con 265 voti a favore, 11 contrari e 33 astenuti. Tra le modifiche più significative quelle che hanno dato maggiori poteri al governo e ridotto la possibilità di intervento della Corte costituzionale.